Finalmente sta tornando, a minuti dovrebbe essere qui.
E’ tutto pronto e questa volta, sono sicura di aver messo i bicchieri giusti. Almeno spero.
L’ultima volta che venne a trovarmi, di ritorno da Sonoma, ricordo che portò un fantastico Pinot Nero da degustare insieme.
Ero assolutamente certa che un calice da vino rosso qualunque, sarebbe stato perfetto. Mi ero informata da un’amica, il cui figlio è direttore di sala in un rinomato ristorante in città ma Carlo non appena vide la tavola e la schiera di bicchieri, che con gioia e presuntuosa certezza avevo preparato, mi disse:
“ Mamma, perfavore, un Pinot Nero che ha attraversato l’Oceano Atlantico lo vuoi uccidere in questo misero bicchiere ?!”
“Ah no? E dove lo vogliamo uccidere?” ho risposto con prevedibile sarcasmo.
Ovviamente non avevo altri bicchieri quindi, con maniacale sofferenza Carlo accettò di degustare il Pinot Nero di Sonoma nei calici da vino rosso qualunque, che avevo accuratamente preparato.
Sono passati due mesi. Non lo vedo da allora. Per due interi mesi ho studiato ogni possibile abbinamento vino-bicchiere per non deluderlo di nuovo.
Ho acquistato, in un mercatino dell’antiquariato ad Arezzo, una vetrinetta favolosa. Più che antica direi molto vecchia, assai graziosa in verità ma soprattutto indispensabile per alloggiare tutti quei bicchieri che ho recuperato negli ultimi tempi.
Carlo, si occupa di vino da sempre, da quando bambino, correva dietro al trattore di nonno Armando mentre arava tra i filari.
Da allora ha coltivato questa passione che oggi lo gratifica con riconoscimenti da tutto il mondo.
Io non ho mai bevuto un goccio di vino, sino a quando, travolta dal suo entusiasmo non lo accompagnai, diversi anni fa, durante un breve viaggio in Borgogna.
I realtà non noto una particolare differenza tra tutti i bicchieri in commercio. Mi sembravano tutti uguali poi, ho scoperto, dopo numerose mortificazioni subite da presunti esperti, che dietro a quel prezioso contenitore che consente di valutare ogni aspetto di un vino, può esserci un mondo incantato, alquanto elaborato e con immensa curiosità mi ha conquistato.
Da allora ho collezionato ogni genere di bicchiere, ovviamente di cristallo. Calici da vino rosso, calici da vino rosso invecchiati, calici da vino bianco, calici da vino bianco profumato, calici da vino bianco frizzante, calici da vino bianco dolce, per non parlare dei calici da champagne e da liquore, con ricami e senza, con stelo colorato oppure neutro, decanter e proteggi goccia. Nei due mesi che ho trascorso nell’attesa di rivedere mio figlio, organizzai cene con amici ogni settimana e con immensa fierezza sfoggiai tutti i miei bicchieri, dal primo all’ultimo con superba consapevolezza.
Gli amici, stupiti da cotanta conoscenza della materia mi elessero loro supervisore nella scelta delle vettovaglie per importanti ristori. Quale immensa soddisfazione.
Ero decisamente pronta, non vedevo l’ora che Carlo potesse godere della mia minuziosa preparazione ed elogiarmi con parole di sorpresa ammirazione. Ed ecco che finalmente la mia occasione.
“Mamma, ciao, sono all’aeroporto. Tra circa un’ora sono da te!”.
“Sì amore, ti aspetto. Sai, questa volta…..” . E cade la linea.
Non ricordo di essere stata così agitata e nervosa dal giorno in cui il padre di Carlo mi portò di sorpresa a Parigi. Appena atterrati, mi bendò gli occhi e mi caricò in taxi. Si fece accompagnare fino al Trocadero, mi fece scendere e solo davanti all’immensa vista della Torre Eiffel, mi liberò. Dall’agitazione ricordo che feci un respiro così profondo che quasi mi mancò il fiato per poi scoppiare in un lungo pianto liberatorio. Un’emozione indimenticabile.
Bene, oggi mi sento esattamente nello stesso modo.
Eccolo, sta arrivando.
“Ciao mamma. Come stai? Sei raggiante. Stai benissimo. Sembri come illuminata.”
Già, mi sento illuminata e liberata dall’ignoranza.
Rifletto tra mè nell’accogliere i suoi desiderati abbracci.
“Oh Carlo, che bello rivederti. Com’è andato il viaggio? Quale prelibato nettare hai portato questa volta, da degustare insieme ?”
“Ti ho portato una vera rarità. Viene dal Belgio. Il produttore è Abbaye de Notre Dame de Saint Remy.”
“Sembra importante.”
“Lo è. Forse è uno dei migliori produttori e credo che con la Rochefort 10 abbia raggiunto un livello notevole di gradimento.”
Pronta come non mai a sfoggiare tutta la mia collezione, rispondo:
“Deve essere proprio un grande vino e spero che……” ma vengo interrotta e ancor prima che me ne renda conto lui ci tiene a precisare:
“Mamma, perfavore, non è un vino è una birra !.”
oops!!!ahahah...
RispondiEliminaGià proprio oops!
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