Passa ai contenuti principali

CORRIDOIO VASARIANO: non solo Uffizi e lode a Eleonora Di Toledo

E' domenica, sono le 6,30 del mattino e siamo già svegli. Folli? Sì ma talmente curiosi da superare la sensazione di cuscino morbido e trapuntina calda per buttarci con scarpe antipioggia e ombrellino tattico nel centro della Firenze assonnata. Oggi abbiamo un grande appuntamento, tanto atteso per aumentarne il desiderio, oggi visitiamo il Corridoio Vasariano.
Disegno di M.Brini
Se sei fiorentino, fa parte della tua vita di tutti i giorni, se sei un turista, lo intravedi non capisci ma vorresti, se vivi Firenze, sai esattamente di cosa stiamo parlando, il suo valore e non vedi l'ora di poterci entrare. Questo è il nostro caso. Così finalmente, grazie al famoso detto "la persona giusta al momento giusto", incontriamo per caso sul web Laura Lolli, una giovane guida fiorentina e ci affidiamo alla sua organizzazione per questa Esperienza.

Per spiegare cos'è il Corridoio Vasariano dobbiamo vestirci nei panni di corte del Granduca di Toscana Cosimo I Dè Medici. Siamo nel 1539 quando un'allora ventenne Cosimo I sposa la figlia del Vicerè spagnolo di Napoli, la diciasettenne Eleonora Di Toledo. Lei era molto bella e fu incredibilmente per l'epoca, un matrimonio d'amore. Ebbero undici figli. Eleonora e Cosimo vivevano a Palazzo Vecchio. A noi sembra bellissimo ma per Eleonora, abituata agli sfarzi di una reggia, sembrava troppo rupestre vivere in un castello, diciamo che pensava più ad un Palazzo. Così, con la sua dote, comprò Palazzo Pitti nella zona Oltrarno da lei considerata più salubre per i figli che divenne la dimora di famiglia.
Cosimo I De Medici (Bronzino)
Eleonora Di Toledo (Bronzino)
Eleonora non era molto amata dai fiorentini per quel suo atteggiamento un pò altezzoso in realtà era una donna di grande cultura e sensibilità e anche lo stesso Cosimo I subiva spesso attacchi al potere in seguito al suo regime autoritario e battagliero. Per questo motivo decise di dare incarico al suo fidato amico Giorgio Vasari di costruire un passaggio sicuro per unire Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti. Nel 1565 l'architetto Vasari che aveva già realizzato l'attuale Galleria degli Uffizi, diede inizio ai lavori che terminò in soli 5 mesi. L'opera fu commissionata in occasione del matrimonio tra il figlio di Cosimo I, Francesco I con Giovanna D'Austria.
A questo punto Cosimo ed Eleonora potevano tranquillamente passeggiare attraverso le piccole vie della città da un'angolazione del tutto personale che dava modo loro di origliare, spiare, partecipare alla Messa in tutta sicurezza. Il percorso è lungo circa un chilometro e parte dalle stanze di Eleonora a Palazzo Vecchio, attraversa con un piccolo ponte coperto, via della Ninna per giungere al Palazzo delle Magistrature, oggi degli Uffizi, esce seguendo il Lungarno Archibusieri, attraversa il Ponte Vecchio, scavalca la via Dè Bardi, si affaccia sulla Chiesa di Santa Felicita, entra in Palazzo Guicciardini e termina nel Giardino di Boboli difianco alla grotta del Buontalenti. All'epoca su Ponte Vecchio c'erano le botteghe dei macellai in quanto necessitavano dello scorrere dell'acqua dell'Arno. L'odore era insopportabile e l'igiene inesistente pertanto Cosimo I fece spostare il mercato della carne e furono trasferite sul ponte le botteghe degli orafi. Anche Adolf Hitler camminò sul Corridoio Vasariano e ne rimase così colpito che quando bombardò tutti i ponti di Firenze decise di risparmiare Ponte Vecchio. Clemente no!!


Estate 1944 - Lungarno bombardamento a Firenze
Dopo questo breve racconto storico torniamo alla nostra visita.
Ritrovo davanti alla porta 1 dell'ingresso degli Uffizi ore 8,45. Siamo in 25 persone tutte desiderose di vedere questo scrigno segreto. Alle 9,20 iniziamo le procedure d'ingresso con i controlli di routine. Oggi inoltre è una delle tante domeniche dell'anno dove si possono visitare i musei a costo zero, quindi già alle 8,45 davanti all'ingresso c'è una fila di gente che parte da oltre Ponte Vecchio. Fortunatamente noi abbiamo la prenotazione ed entriamo senza problemi o attese di sorta. Percorriamo la Galleria degli Uffizi fermandoci solo davanti alla Tribuna.


Possiamo affermare che la Tribuna è la culla del Museo inteso come fuibilità dell'arte conservata. Infatti nel 1589 Francesco I fece costruire questa sala ottagonale da Bernardo Buontalenti per collocarvi tutti gli oggetti preziosi della collezione privata fino ad allora conservati nel suo Studiolo a Palazzo Vecchio e dar modo prima a pochi intimi, poi ad un pubblico colto di goderne. Proseguiamo fino all'inizio della Galleria Ovest dove sulla sinistra troviamo un portone come ne abbiamo già visti tanti durante il nostro passeggiare e ci fermiamo.



A questo punto l'emozione è tangibile. Da lì in poi è chiuso al pubblico, è riservato, è segreto. Devi proprio amare l'arte per decidere di varcare quella porta perchè non è tanto per la più importante collezione al mondo di autoritratti e ritratti che conserva, quanto per l'atmosfera che si respira in quel lungo cunicolo che si plasma dentro la città vecchia. Solo poche persone rispetto all'infinito genere umano sono passate da lì e noi saremo tra quelle. Per entrare, oltre alla guida siamo letteralmente scortati da due custodi, due donne: una ha le chiavi del portone, l'altra no, una apre la fila, l'altra la chiude, una è in divisa, l'altra no, una è gentile, l'altra è sgodevole. Laura, la nostra guida turistica invece è deliziosa, molto preparata e gentile ciò nonostante non è proprio possibile visitare, apprezzare, vivere il Corridoio Vasariano e seguire un minimo di spiegazioni, in soli 60 minuti precisi, nè un minuto di più nè uno di meno. In pratica ho visto e ascoltato Laura all'inizio del percorso dove ci ha mostrato, proprio lungo le scale il dipinto L'Adorazione dei pastori di Gerrit Van Honthorst gravemente danneggiato in seguito all'atto terroristico del 27 maggio 1993 in Via dei Georgofili dove persero la vita 5 persone.




Il dipinto è stato recuperato con tanta pazienza e riassemblato ma mai restaurato affinchè possa rimanere a testimonianza e ricordo di quell'assurdo atto subito dalla città di Firenze. Dopodichè ho rivisto Laura quando ci ha presentato Anna Maria Luisa Dè Medici, rappresentata su un grande dipinto, ultima discendente fiorentina della famiglia, figlia di Cosimo III Dè Medici. La sua passione per l'arte la portò a compiere un gesto importantissimo che fece la vera fortuna della città di Firenze. Nel 1737 Anna Maria Luisa stipulò un patto con la nuova dinastia regnante dei Lorena, il famoso "Patto di Famiglia".


Anna Maria Luisa De Medici e consorte
Questo patto stabiliva che nessuno poteva trasportare o levare fuori dalla Capitale o Stato alcuna opera d'arte. Tali opere dovevano rimanere per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei forestieri. Quindi grazie a lei Firenze oggi conserva e preserva un tesoro che l'ha resa così famosa in tutto il mondo. Dopocichè ho visto Laura procedere a passo svelto davanti a me mentre io cercavo di capire cosa avevo intorno, infine l'ho raggiunta solo all'uscita, con la custode dietro che mi bacchettava per accellerare il mio vagare perdendomi così la maggior parte dei racconti sui dipinti ai lati del corridoio. Non importa, sono lì, sono dentro e camminando posso ammirare gli scorci di una Firenze inconsapevole, dai piccoli oblò che intervallano i dipinti a destra e a sinistra. 







Da queste finestrelle si riesce a intravedere una vita che scorre al di là della strada: gente che si sveglia, che fa colazione, che si veste, che passeggia ignara sotto di te senza alzare lo sguardo, gente che urla, che apre l'ombrello per ripararsi dalla pioggia, che raccoglie una moneta appena caduta, che assaggia un chicco d'uva dal fruttivendolo e sale in bici per raggiungere casa prima che piova. La vita di tutti i giorni, trascorre inesorabile mentre tu sei piacevolmente imprigionato per un'ora lungo un biscione di un chilometro proprio sopra di loro, anche se non lo sanno.






Quindi un grazie alla famiglia Dè Medici e al Granduca Pietro Leopoldo II degli Asburgo Lorena che nel 1789 aprì la Galleria degli Uffizi al pubblico e fece in modo di preservarne il valore fino a oggi.
Siamo usciti da un'insignificante porticina nascosta di fianco alla spettacolare grotta del Buontalenti all'ingresso del Giardino di Boboli. 

Dietro di noi le due guardie del corpo hanno richiuso a chiave e probabilmente con tutta calma hanno ripercorso il corridoio là dove noi abbiamo quasi corso, senza dar peso a ciò che vedono. Per noia, per abitudine, per disinteresse. La cosa che mi lascia senza fiato è sapere che qualcuno, qualcuno come loro, possiede le chiavi di quel gioiello, in tasca, nella borsa, magari portandole a casa e appendendole là insieme a quelle della macchina, del garage o del motorino per poi usarle liberamente a suo piacere o vezzo. Difatti giunti proprio a metà percorso, davanti alle grandi finestre sul centro di Ponte Vecchio, siamo raggiunti in senso inverso da un piccolo gruppo di persone. Tutti le guardiamo con grande stupore consapevoli che per entrare ognuno di noi ha dovuto prenotare con largo anticipo pagando una cifra importante e abbiamo dovuto sottostare ad una serie di raccomandazioni infinite sul comportamento da adottare durante il percorso. Invece queste persone passeggiavano liberamente quasi fossero padroni di casa. Così ci permettiamo in sordina di chiedere alla custode che si preoccupava di chiudere la fila affinchè noi tenessimo un passo costante, chi fossero quelle persone. La risposta fu: "sono insieme ad un collega che ha le chiavi". Tanto per essere più chiari, percorrendo il Corridoio Vasariano al contrario si entra alla Galleria degli Uffizi senza alcun controllo di sorta. Vorrei non fare ulteriori commenti ma sono molto molto indignata da questa mancanza di rispetto nei confronti di umili e appassionati cittadini e nei confronti del luogo che stiamo visitando. Detto questo vorrei anche aggiungere, a proposito di rispetto che l'importanza di questo Museo, grande valore per questa città e per l'Italia stessa, merita un'attenzione maggiore anche e soprattutto nella selezione e nel comportamento dei propri addetti. Non è gradevole essere in fila per entrare agli Uffizi o al Corridoio Vasariano e avere davanti un membro del personale, già di per sè vestito con una divisa imbarazzante tale da farlo sembrare più un boys scout, con sigaretta in mano fumante gettata con noncuranza in terra, oltre ad accessori di abbigliamento aggiuntivi tali da farlo sembrare un sessantottino invecchiato, oppure essere scortati da un membro possidente delle chiavi del Corridoio Vasariano, luogo ambito da molti, che si presenta con stivaloni da gatto, minigonna a righe a palloncino, maglietta che lascia intravedere la pelle e viso arcigno. Lancio un appello alla gestione degli Uffizi: Eleonora Di Toledo era una donna di grande stile e personalità, l'intera famiglia lo era e hanno creato dalla loro passione questo gioiello che tutto il mondo vorrebbe. Ci sono tante persone a Firenze che fortunatamente condividono e comprendono questa passione e che proprio per passione potrebbero dare il loro contributo per far sì che l'ingresso e la visita agli Uffizi sia sempre un momento indimenticabile per tutti, adulti, bambini, italiani, turisti, raccomandati e non. Firenze è la città dove la moda si crea, si studia, si sperimenta, possibile che non ci sia modo di coinvolgere qualche scuola, qualche giovane stilista emergente o affermato affinchè possano identificare l'abbigliamento dei nostri addetti con qualcosa di unico e riconoscibile? 

Ci sono grandi Musei al mondo, con grandi spazi, nuovi e più adeguati ma c'è un solo Museo degli Uffizi. Noi non abbiamo l'esigenza di costruire ma di valorizzare e questa è una grande fortuna dobbiamo solo amare ciò che ci è stato donato. Firenze è una città che ha bisogno di essere più amata dai propri abitanti. 
Quindi vi anticipo che Ama Firenze sarà il mio prossimo obiettivo con una serie di articoli realizzati nelle aree di quartiere della città.

Informazioni utili:
Servizio di guide turistiche di cui fa parte Laura Lolli - www.beemyguide.com



Commenti

Post popolari in questo blog

IL CIPRESSO E LA CIPRESSA

La Toscana è la riconosciuta dimora di questo watusso della botanica. Da tempo risulta essere il simbolo dell’ambita vacanza in questa splendida regione. Non esisterà foto o cartolina, testimonianza di un trascorso toscano che non riprenda almeno un cipresso. La Regione Toscana ha organizzato, a novembre scorso, un convegno tenuto da esponenti dell’accademia dei Fisiocritici di Siena, a tema, “Il Cipresso, risorsa e simbolo del territorio senese”. Simbolo, di questo si tratta. Nella mia città di orgine, Bologna, il cipresso è presente solo ed esclusivamente nei cimiteri. Cresciuta con questa convinzione, quando giunsi in Toscana, oltre dieci anni fa, per un lungo periodo a seguire, vissi nel dubbio che la gente seppellisse i propri deceduti nel giardino di casa. Plausibile.  A tal proposito mi tornò in mente una poesia di Ugo Foscolo. .......... All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne Confortate di pianto è forse il sonno Della morte men duro? Ove più il

#SVEZIA: VOLEVO VEDERE L'ALCE

Svezia - Panorama tra Torekov e  Båstad   Siamo alle solite.Partenza intelligente ore 3,30 da Bergamo per Milano Linate. Il volo per Copenhagen parte alle ore 6. Facce stropicciate, capelli allo sbando, abbigliamento simil pigiama, valigie stracolme da veri viaggiatori, partiamo per questa inaspettata vacanza lavoro in Svezia. Sì, sono consapevole che Copenhagen è in Danimarca ma del resto la nostra prima destinazione è nella Svezia del Sud, nella gaudente cittadina di  Båstad  sul Ma re del Nord. Il volo è breve, poco meno di due ore e appena atterrati in Danimarca con le nostre t-shirt estive, prendiamo atto del fatto che, qui fa freddo! Abbiamo subìto un'escursione termica pari a circa 20 gradi che immediatamente ci scompensa il metabolismo. Poi ne godiamo a pieno ritrovando energie disperse dal lontano aprile scorso. Compriamo i biglietti per il treno che ci porterà oltre il Ponte di  Øresund , l'unico collegamento via terra tra le due nazioni. L'avevo già notato