Omaggio a Peppone |
Da qualche anno frequento per ben tre pomeriggi alla
settimana, la Casa del Popolo di San Casciano Val di Pesa in quanto la scuola
di danza frequentata da mia figlia, ivi dimora.
Il 25 febbraio scorso, giorno delle elezioni politiche la
scena che mi è apparsa al mio ingresso è stata la seguente: televisore schermo
piatto 55 pollici a parete acceso sul canale elettorale, decine di sedie
posizionate a cinema davanti all’oracolo occupate da altrettante persone,
perlopiù anziane, che in dialetto toscano stretto non perdevano occasione per
commentare ogni istante trasmesso. Nei loro volti, la delusione, la rabbia, la
speranza, la voglia di rivalsa, l’incredulità per ciò che stava accadendo. Un
uomo anziano di circa 80 anni con l’Unità in mano: “Che grullo il crapa pelata
a rimpiattà i Renzi”. Traduzione: “Che tonto Bersani a nascondere Renzi”.
L’anziano settantenne al suo fianco rincalza: “T’hai rajone ma unnè punto
furbo, l’ha voluho fa a come je pareha e a ora si cincischia e un si pole fa
nulla”. Traduzione: “Hai ragione, non è stato furbo per niente. Ha voluto fare
come voleva e ora si perde ancora tempo e non si farà nulla”.
L’anziano con il bastone appoggiato al muretto: “E codesto
novo a me mi pare riportaho dalla piena ma belle fatto cardo”. Traduzione: “E
questo nuovo (Grillo) mi sembra poco competente e mi ha già stufato”.
Nel frattempo i sondaggi continuano a dichiarare la quasi
sconfitta del Pd e il tono della voce aumenta e aumentano i dissapori tra di
loro.
La nonnina che accompagna il marito più anziano di lei:
“Venvia tanto pare pissero e ista lì a gingillarsi con le su ganze”.
Traduzione: “Lascia perdere tanto sa di poco (Berlusconi) e sta lì a perdere
tempo con le sue donne”.
Insomma il quadro politico sembra alquanto drammatico e
forse lo è. Solitamente approfitto del tempo di attesa dell’intera durata della
lezione di danza per sbrigare commissioni in paese ma non oggi. Oggi sono
rimasta per ben un’ora e quarantacinque minuti in compagnia di una cinquantina
di aventi diritto al voto pluridecorati. Nessuna tribuna politica, nessun
confronto tra eguali sarebbe valso quanto il pomeriggio alla Casa del Popolo
durante lo spoglio. Qui respiri l’essenza del gruppo, della condivisione, del
passaggio del testimone da anziano a giovane.
Nessun insulto palese, nessun gesto di cruenta insofferenza,
solo la volontà di esserci ma non da solo.
Nello sconforto di un periodo calcificato su una situazione
paradossale dove perdere la percezione di correttezza sembra essere il minore
tra i problemi, vivere pomeriggi come questi è quanto di più vero ancora esista
nelle nostre borgate e speriamo non si annienti per mancanza di consonanti
aspirabili.
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