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FIRENZE NASCOSTA. I LUOGHI CHE AMO: Babele


Non lontano da Piazza S. Maria Novella, c'è una piccola e disconnessa stradina dal nome eloquente, Via delle Belle Donne. Lì, alla Croce al Trebbio, dietro un'immagine vagamente bohemiene, c'è una bottega di libri. Al primo sguardo ti giunge chiara la particolarità di questo negozio che non si identifica nella classica idea di libreria che ci accompagna, sommersa da volumi di ogni genere per soddisfare il cliente, assomiglia piuttosto a una boutique d'altri tempi dove ogni oggetto è esposto in seguito ad un'attenta selezione e scelta. Nelle piccole vetrine ci sono pochi libri, ordinati e unici, impreziositi come gioielli da una scenografia dedicata. Il suo nome è Babele. All'interno trovi libri in copia originale d'artista, microeditoria, carte d'autore, grafica, quadri, opere d'illustratori e di artisti vari, l'atmosfera è piacevole e accogliente. La luce è gradevole e la musica delicata compagna di lettura. Curiosare tra i libri per me è come per uno sportivo gareggiare per una qualificazione, eccitante.
E' un sabato di ottobre, il clima è piacevole e una passeggiata in centro è sempre un'amabile occasione. Attratta da un flusso di gente sorridente e festeggiante, entro in questo locale conquistata dalla luce calda dei due lampioni esterni. Appena dentro vengo accolta da una gentile signora, Laura Accordi, che mi invita ad approfittare del cocktail in onore dell'artista ospite, Franco Matticchio.


No, non ci posso credere ma davvero, che incredibile sorpresa, lui, proprio lui, quel Matticchio illustratore, anzi gigante dell'illustrazione italiana, ma dov'è? E' lì che autografa i libri, mi viene detto.
Non perdo l'occasione, acquisto subito "Esercizi di stilo" e mi metto in fila. Ho atteso il mio turno con grande curiosità e una volta giunta davanti a lui mi sembra di essere un umanoide sproporzionato. Seduto ad un tavolino nell'angolo sinistro dell'ingresso del piccolo scrigno d'arte, un uomo minuto dall'atteggiamento alquanto timido e riservato, mi concede un sorriso di rito e mi prende la copia del libro dalle mani, la apre nella prima pagina bianca e senza che io chiedessi nulla inizia a disegnare con un pennarello nero a china punta fine. Esattamente l'opposto di quello che immagini possa essere un'artista del suo calibro. Rimango inebetita e completamente rapita dal tratto preciso di chi sa esattamente cosa disegnare e perchè. Al termine del suo disegno mi chiede a chi deve fare la dedica. Mi coglie impreparata, non sono lì per la dedica, non mi interessa una dedica, non mi conosce nemmeno come può dedicarmi qualcosa. Rimango qualche istante impietrita poi rispondo: "A nessuno, mi basta così, grazie." Effettivamente mi guarda in modo strano come se io fossi un esemplare raro di animale in via di estinzione.


Si alza in piedi mi da la mano e mi saluta ringraziandomi ed io ringraziando lui.
Esco dal negozio, felice, trasognante per aver vissuto attimi inaspettati in un luogo inatteso in una giornata dall'evolversi insperato.
Anche questa è la magia di Firenze.

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