Penna Bic nera su quotidiano del 22 febbraio 2013 |
Adesso sono pronta. Finalmente si vota. Ho dedicato molto
tempo, durante questo periodo pre-elettorale, per cercare di capire come mai
loro avessero le idee chiare mentre io vivo nel terrore di sbagliare un’altra
volta, l’ennesima. E’ in gioco il futuro di mia figlia ma anche il mio.
Disorientata da anni ho ritrovato una flebile parvenza di entusiasmo in
occasione delle primarie del Pd. Da troppo tempo non mi capitava di vedere un
giovane, all’apparenza serio e propositivo con un programma che mettesse umani
al di sotto dei cinquant’anni, senza problemi di botulino a condividere le
esigenze dei propri simili. Questo ha risvegliato in me la speranza che non
tutto fosse perduto.
Poi, come inciampata e caduta riversa sul profilo di un
baratro dall’eco assordante, sono sobbalzata alle parole: “Mi ricandido per
salvare l’Italia.”
Ma come? E’ risorto! A questo punto guardando le numerose immagini proposte, non ho potuto fare a meno di elaborare un profilo alla Criminal Minds: maschio bianco, possibile crisi di mezza età, probabili sintomi di Onnipotenza che
possono sfociare in attacchi di Egocentrismo cronico, soffre di sbalzi di
memoria, possibile rapimento da parte di figure aliene.
I giorni trascorrono, la campagna elettorale entra nel vivo
tra le sue battutine insulse o sorrisetti ammiccanti fino a quando la domanda
che mi pongo è? "Come mai ho la sensazione che tutto ciò che lo ha reso noto e
non parlo di politica, sembra essere dimenticato?" Sospetti tangenti fiscali,
sospetti reati di concussione, sospetti reati di corruzione in atti giudiziari,
sospetta frode fiscale e falso in bilancio, sospetti tangenti ad ufficiali
delle Guardie di Finanza per non parlare dei curiosi, atipici, estremi rapporti
con americani, russi, tedeschi, arabi e il caso Noemi, Ruby e tutto il
baraccone. Solo quest’ultimo, nella maggior parte dei paesi del mondo,
basterebbe, a chi occupa posizioni di rilievo che richiedono una linea e una
condotta impeccabili di rispetto nei confronti dei cittadini, per dichiarare
le proprie dimissioni immediate ed eterne. Ops, certo noi siamo … il resto del
mondo. Detto ciò cerco di guardarmi intorno. Chi tra i candidati potrebbe
concretamente fare qualcosa per ringiovanire il sistema nella nostra piccola
penisola?
Vedo il Professore. Inizialmente mi conquista, con quella
sua flemmatica impostazione, bonaria e perbenista, rassicurante e per niente
ostile. Che bello, con la sua calma serafica riesce a farci forzatamente
digerire un piano di salvataggio economico devastante ma … necessario.
Il Professore ci assicura che in questo modo finalmente
potremmo risvegliarci dal terpore in cui finora ci hanno costretto. Ed ecco che
spuntano le cinque proposte per cambiare l’Italia: combattere il precariato (mi
sembra utile in un momento in cui la mancanza di lavoro è tangibile e il tasso
di disoccupazione è storico); abbassare le tasse (Ma come? Prima le mette poi
le toglie. Ah questo è lo YoYoGame. Allora va bene!); dimezzare il numero di
parlamentari (magari anche gli stipendi, i vitalizi e i benfit); detassare il
lavoro femminile (differenziare l’imposizione fiscale sul reddito di donne e
uomini? Questa poi. Propongo una lotta per l’emancipazione maschile. Agevolare
il ruolo di mamma che lavora con assistenzialismo garantito mi sembrava un
tantino più gratificante); la scuola prima di tutto (Condivido. Magari prima
mettiamole in sicurezza però).
Tutta questa riflessione mi sta mandando il cervello in
fibrillazione. Come mai il nostro sacrificio è necessario quando è assolutamente evidente che le
nostre tasche si svuotano alla velocità pari a quella dell’asteroide 2012 DA14
e quelle dei politici, corrotti per la maggior parte di loro, protetti e
salvaguardati dalla cerchia di loro stessi, sempre più ampia e intricata, si
riempono a nostra insaputa dei risparmi di una vita di gente comune?
Non contenta giro l’angolo e vengo travolta dalle grida
soffocate di un uomo che fino a qualche mese fa credevo essere un comico. Anche
oggi fa ridere ma se non altro denuncia fatti e misfatti e sostiene di voler
aiutare le persone come noi, possessori di utilitarie e macchine a tre porte,
possibilmente elettriche. Se non fosse che ad ogni sospiro è passibile di
attacco alle coronarie sarebbe senza dubbio un ascolto gradevole e istruttivo.
Non mi è ancora chiaro però chi sarebbe l’esponente, tale premier, in
parlamento, di questo resort a cinque stelle. Il genovese dal risparmio
garantito ha sempre dichiarato di non essere l’uomo giusto per la sala degli
over seicento e che avrebbe scelto o fatto scegliere dai suoi adepti la persona
giusta. A noi quando pensa di dirlo?
Senza dimenticare il nonno emiliano. Lungi da me l’idea di
offendere i nonni emiliani ma l’immagine è simpaticamente la medesima. E’
commovente il rapporto familiare che cerca di instaurare con la sua platea
difatti a tratti mi scendono le lacrime. Senza dubbio coerente con il suo
slogan: L’Italia Giusta.
Coerente con chi o con cosa? L’Italia in questo momento è un
paese nella quale la giustizia sembra essere un particolare trascurabile. E’ il
paese in cui la cosiddetta giustizia concede il rinvio del processo per
legittimo impedimento per impegni Tv a chi è accusato di concussione per
coprire il peggio e rincorre oltre confine un personaggio assai scomodo per rinchiuderlo in
carcere per oltre 7 anni accusato di estorsione; è il paese nel quale se sei
consigliere regionale nella Regione Lazio, se sei colpevole o innocente,
scialacquatore o parsimonioso, piuttosto allegro nell'usare i denari pubblici,
comunque percepirai una buona uscita anche se la tua legislatura si è
inaspettamente chiusa anzitempo, pari a 30mila euro, però è anche il paese che
non riesce a garantire in nessuna maniera certa ad una donna con figli
legittimi lasciata dal marito un mantenimento minimo. Ma l’emiliano dal colore
ceruleo è certo del suo programma che prevede un’Italia Giusta per tutti.
Sembra convincente ed ecco che compaiono le 10 parole
chiave: visione, europa, lavoro, uguaglianza, sapere, sviluppo, beni comuni,
diritti, responsabilità e democrazia. Eccola finalmente è apparsa la parola
democrazia, ovvero potere al popolo. Se consideriamo che il termine democrazia
deriva dal greco ovvero un popolo di fini umoristi, abbiamo la percezione del
vero significato. Dunque cerchiamo di analizzare: democrazia, quindi potere al
popolo, quindi libertà. Cerco sul dizionario e la versione che mi appare è la
seguente: forma di governo basata sulla partecipazione di cittadini uguali (?),
il cui potere è esercitato dallo stesso popolo per mezzo di rappresentanti
liberamente eletti. Quindi la libertà in qualche modo c’entra qualcosa.
Perfetto, allora userò l’unica arma democratica che conosco, il voto, per far
sentire la mia voce, il mio disprezzo, la mia voglia di vedere l’Italia
trasformarsi in una società giusta dove il senso di responsabilità e l’utilità
delle regole dovrebbero essere un valore comune da condividere.
Mancano pochi giorni. Ora che ho le idee chiare anch’io
(…..?????......) più che a cavallo mi sembra di essere sul tagadà. Di solito però, quando scendo, vomito.
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