Ho già visitato Parigi una prima
volta, quella nella quale assolutamente devi vedere tutto quanto di bello ti
offre e non è poco, in due giorni. Quella nella quale non puoi ripartire senza
un souvenir della Torre Eiffel o di un brandello finto-egizio acquistato
velocemente al Museo del Louvre. Parigi è una città talmente ricca di
storia, cultura, architettura, arte, formaggi, baguette e vino francese, con quello
stile Marie Antoniette tra sfarzo e rigore ottocentesco che si imprime
indelebile nella memoria di una vita. Ora sei nuovamente qui e finalmente puoi goderti l’anima di questa metropoli.
Non ti precipiti da un monumento
all’altro con qualunque mezzo, perché lo hai già visto, non brami lo shopping
forzato, perché l’hai già fatto, non cerchi le cartoline per un branco di amici
in attesa perché le hai già spedite, non devi acquistare souvenir per l’intero
quartiere perché li hai già portati. Spontaneamente verrebbe da chiedere: “Ma
cosa ci vai a fare ancora a Parigi se l’hai già stravista?
Sono tornata a Parigi per viverla da
parigina. Non puoi dire di conoscere una città se non la vivi alla pari.
Ti basta passeggiare, osservare, ad
un ritmo decisamente più rilasssante, a volte troppo e godere della vita che ti
scorre davanti. Allora ti accorgi che Parigi è davvero una città magica
perfettamente integrata con i suoi cittadini e concentrata sulla gestione dei
propri ospiti.
Non devi lasciarti abbattere dal
tremendo olezzo di escremento liquido stagnante su ogni marciapiede
calpestabile, proveniente dagli innumerevoli strani e sfortunati personaggi
senza fissa dimora o dalla scarsa ed evidente trascuratezza igienica delle
strade, perché fortunatamente la cura e la dedizione per i parchi ed i
giardini, ovvero i luoghi da preservare per il loro benessere e quello dei
turisti si impone a favore del nostro godere.
Places des Vosges |
Ti svegli, ti fermi ad un cafè per
un pain au chocolat ancora caldo nei dintorni di Places des Vosges, poi scendi
le scale e decidi di passeggiare lungo la Senna. Non sei proprio sicura di aver
fatto il percorso giusto perché sei come entrata in un mondo parallelo fatto di
spiaggia, ombrelloni, sabbia, servizi di ogni genere. Non hai oltrepassato lo
Stargate sei semplicemente alla Paris Plage.
Paris Plage lungo la Senna |
Paris Plage lungo la Senna |
Il tempo non è bellissimo, è
nuvoloso e scende una pioggerellina incerta e fastidiosa. E’ caldo. Quindi per
non affaticarmi troppo decido di approfittare di questo servizio, peraltro
gratuito e mi accomodo su uno sdraio sotto l’ombrellone. L’alternarsi di
pioggia e sole, di vento e afa, di battelli colmi di gente urlante e di
battelli vuoti in cerca di carico, mi cullano a tal punto che mi appisolo.
Risvegliata improvvisamente dal clacson di un autobus del fiume, riprendo la
mia passeggiata senza meta.
Acqua nebulizzata alla Paris Plage per rinfrescare l'ambiente |
I Batobus in navigazione lungo la Senna |
Proprio la mancanza di meta mi porta a scegliere
come mezzo di trasporto il Batobus, ovvero un battello sulla quale puoi salire
o scendere liberamente utilizzando le otto fermate a disposizione poste nei
punti strategici della città al costo di € 15 per l’intero giorno. Salgo al
volo non sapendo bene in che direzione e scendo alla fermata del Louvre. Il
Museo del Louvre sta a Parigi come la scatola di latta dei miei bigliettini
recuperati in giro per il mondo sta alla mia casa, ovvero è uno scrigno di
sogni a volte piccoli, a volte molto grandi quasi inavvicinabili. In questa
curiosa giornata però sono più interessata a ciò che gira intorno al museo.
Tanta ma tanta gente di ogni cultura possibile, di ogni colore, di ogni lingua.
Poi ci sono loro, i Jardin du Tuileries.
Museo del Louvre |
Jardin du Tuileries |
Jardin du Tuileries |
La sensibilità e la ferma volontà di
Caterina Dè Medici hanno dato vita a questo maestoso e raffinato susseguirsi di giardini che coprono un’immensa area dal Museo del Louvre
fino a Place de la Concorde. Caterina aveva bisogno di respirare aria
fiorentina, così incaricò il conterraneo Bernardo Carnesecchi che nel 1564, su
modello italiano, iniziò il progetto di questi meravigliosi giardini. Circa 25
ettari di parco sono assai faticosi da percorrere, così decido di accomodarmi
sulle sedie in ferro verde dalla strana fattura, accoglienti e comode,
apparentemente libere da controllo, poste attorno alla grande fontana centrale.
Pesano moltissimo ma se riesci a spostarle posizionandole in modo da appoggiare
i piedi sulla fontana stessa, hai raggiunto la condizione ottimale. Il sole non
è per niente fastidioso e quell’arietta gradevole e conciliante mi mette
appetito. Questo è il momento giusto per una baguette di Paul Boulangerie et
Patisserie, una bottiglia di Evian e naturalmente un riposino. In realtà mi
addormento completamente. Al termine della siesta ho il viso da Panda che mi ha
contraddistinto per i prossimi cinque giorni ma questo è solo un dettaglio. Apro gli occhi e vedo l’Arc du Triomphe.
Ah Paris l’amour!! Ovviamente non viaggio sola, nessuno dovrebbe andare a
Parigi da solo, è veramente la città più romantica al mondo o forse lo sono io.
RiprendiAMO il nostro bizzarro giro
senza meta catapuldandoci al volo sul nostro fido mezzo di trasporto, il
Batobus, questa volta in direzione Torre Eiffel.
Torre Eiffel |
La Torre vista dal fiume sembra
ancora più maestosa e ogni volta che la guardo mi chiedo cosa pensasse il
Signor Eiffel il giorno che salì in cima alla torre appena terminata.
“Voilà! Maintenant, nous allons voir
ce qui reste debout” – traduzione (Bene! Ora vediamo quanto regge).
Torre Eiffel. Il punto più alto. |
Una passeggiata al Trocadero per
osservare le centinaia di persone in posa con la torre in mano o appesa a un
filo immaginario o ancora meglio, sulla schiena. Non ci crederete ma siamo
stati quasi mezz’ora rapiti da queste buffe sceneggiate.
E’ passato troppo tempo dalla nostra
seconda rilassante sosta così raggiungiamo via fluviale il Quartiere di Saint
Germain dove un tripudio di gallerie d’arte di ogni genere dilettano il nostro
vagare fino ai Jardin du Luxembourg.
Studio d'artista a Saint Germain |
Galleria d'arte a Saint Germain |
Galleria d'arte a Saint Germain |
Ormai siamo quasi al tramonto, la luce è
meravigliosa e non c’è vento. Cerchiamo le nostre sedie, ne prendiamo
immediatamente possesso e forma e chiudiamo, giusto un minutino, gli occhi.
E’
ora di cena.
Jardin du Luxembourg |
Riposino al Jardin du Luxembourg |
L’indomani il nostro programma
dell’ultimo minuto prevede Versailles. Raggiungiamo la fermata della Rer C più
vicino a noi e in trenta minuti siamo davanti alla Reggia.
Ingresso alla Reggia di Versailles |
Negli anni avevo
coltivato un’aspettativa esagerata di questo luogo tale da renderlo
insignificante al mio giungervi. O meglio è indiscutibilmente la culla della
monarchia sontuosa, dispendiosa, ostentata, è straordinaria e immensa, un
tantino eccessiva ma familiare. Forse, il mio regale spirito, in una vita
precedente ha frequentato ambienti simili o forse no, sta di fatto che di
questa giornata ricorderò: la fila per fare il biglietto d’ingresso, la fila
per entrare alla reggia, l’immagine dei giardini, maniacali nella loro
geometria, visti dall’enorme piazzale antistante la reggia stessa, deturpati da
un’esposizione di enormi sculture in marmo di Carrara bianco latte, le lunghe
camminate, il portico in marmo rosa del Grand Trianon e la visita alle stanze
regali per la quale aprirò un nuovo capitolo.
Visita alla Reggia di Versailles |
Veduta sui giardini con Reggia alle spalle |
Loggiato in marmo rosa del Grand Trianon |
Petit Trianon |
Marie Antoniette |
Veduta della Reggia con giardini alle spalle |
Visita alle stanze della Reggia
Schiacciati in un fiume di persone
provenienti da ogni angolo del mondo, stipati e soprattuttto trascinati,
entriamo nel percorso obbligato per visitare le stanze del Re e della Regina.
Per l’intero tragitto non abbiamo trovato una finestra aperta e nemmeno una via
d’uscita, pertanto siamo stati prigionieri di un ambiente irrespirabile con
scarso ossigeno per trenta minuti circa. Ovviamente la mia pressione è
scesa a livelli appena gestibili per cui abbiamo effettuato la visita più corta
mai registrata. Nonostante ciò, abbiamo condiviso la fuga da quella situazione
invivibile con numerose persone in preda al panico claustrofobico realizzando
una ridicola impresa. Da questa esperienza abbiamo appreso che:
gli indonesiani stanno in fila
attaccati l’uno all'altro senza staccarsi per nessun motivo prendendo le
sembianze di un lungo serpente sgusciante; i giapponesi affrontano la fila come fossero in battaglia con baionette, correndo e cambiando la dimensione del loro corpo
in funzione dello spazio a disposizione; gli americani si piazzano statici
davanti ad ogni reliquia reale e solo dopo aver scattato centinaia di foto con
sospiro sorpreso (ohhhhhh), procedono; i latini generalmente si perdono quindi
se sentite chiamare a squarciagola da una stanza all’altra di solito sono loro,
mentre noi italiani, facciamo casino, sempre. Però siamo tra i più sorridenti.
Insomma della Reggia non ho visto
granchè, troppo attenta a non
svenire, quindi a non essere calpestata ma in compenso ho fatto il giro del
mondo in 150 metri.
Ingresso del Ristorante Polidor |
Per la sera ci siamo tenuti uno dei
ristoranti più storici di St.Germain, ovvero Il Polidor, frequentato da
Hemingway e più recentemente da Woody Allen in occasione delle riprese del film
“Midnight in Paris”. Il locale risale al 1845 e temo che anche la toilette sia
rimasta dell’epoca. Diciamo che forse la sua fama corre più veloce del cibo e
del servizio ma non ci facciamo abbattere. L’atmosfera è senza dubbio retrò ed
è pieno di americani, questo avrebbe dovuto dirci qualcosa ma incastrati in un
micro tavolino da due all’angolo, ordiniamo, consapevoli che non avremmo dovuto sbagliare piatto. Il nostro francese è pessimo e la nostra scelta ne è stata la
conferma però la Creme Brulè vale la sosta. Se poi riesci a superare, l’impatto con l’acustica assordante, l’intimità violata per la troppa vicinanza
dei tavoli, il fatto che se ti cade qualcosa a terra è perduto per sempre, in effetti si può dire che il Polidor è un
ristorante da provare se non altro per poter calpestrare lo stesso suolo di
personaggi assai più famosi di noi.
Per il rientro in albergo abbiamo fatto una
lunga e dolce passeggiata, con un fondo di cioccolato amaro per la nostra
imminente partenza.
La Senna |
Lungo la Senna la vita notturna dei parigini continua. Da
un lato sentiamo una musica sempre più forte provenire da un giardino nel quale
si formano gruppi tematici per balli di coppia. C’è chi balla il tango, chi la
salsa, chi il rock, a poca distanza l’uno dall’altro. Dall’altro lato vediamo coppie
o piccoli gruppi di amici seduti sui muretti del bordo fiume con plaid e
pic-nic per una cena al chiaro di luna. Alzano il calice verso noi e insieme
gridiamo “Santè”.
Buonanotte Parigi. Domani partiamo per Londra!
Info:
Batobus - www.batobus.fr
Versailles - www.chateauversailles.fr
Ristorante Polidor - www.polidor.com
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