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L'EUROPEO: quando la storia raccontata colma un accenno di vita vissuta


di Monica Brini
Un pomeriggio come tanti, in attesa che una giovane ballerina termini la sua lezione di danza, giro per un paese che non conosco ma che ormai mi ospita saltuariamente da quasi un anno. Cammino vagando alla ricerca di qualcosa che possa rapire la mia attenzione per più di cinque minuti. Durante il mio aggirare qua e là, attratta da una cancellata in ferro arrugginita, oltrepasso un portone anonimo ed entro. Come varcando un passaggio spazio temporale, mi ritrovo dentro un capannone lungo e anche abbastanza largo pieno e quando dico pieno non esagero di ogni oggetto piccolo o grande che vi possa venire in mente. E’ un mercatino dell’usato gestito da Giuliano che raccoglie da anni oggetti, mobili e molto di più per poi rivenderli a prezzi equi ad appassionati o bisognosi. 
Proprio grazie alla presenza di Giuliano, un omino attempato, curioso, dinamico e profondamente verace questo è uno dei luoghi più pittoreschi che abbia frequentato in questo ultimo periodo. Pur non avendo un efferato senso della dimensione azzardo dicendo che la lunghezza del capannone può sfiorare i 100 metri e lui, Mister Giuliano,  per conferire con i suoi numerosi aiutanti non usa ne radioline ne interfono ma urla e urla in continuazione e lo fa in una lingua straordinaria, il dialetto toscano più sincero. Se non soffri di mal di testa causabili da rumori improvvisi o sei allergico alla polvere, questo è il luogo ideale per immergersi nella toscanità Pieraccionesca. La scena è questa: io che cammino lungo i corridoi di questo capannone, vengo invasa dalle urla di Giuliano con paroline a volte impronunciabili ma espresse in una maniera troppo comica per evitarle e sogghigno o nella peggiore delle ipotesi rido a crepapelle.
Terapeutico è un eufemismo, direi più che altro vitale.
Oggi decido di arrivare fino in fondo al capannone attirata dalle grida del nostro esile amico dove in fondo in fondo, nascosti, solo per chi ha proprio voglia di spingersi oltre, dietro ad un bancone che li separa dal resto dell’immenso patrimonio, tiene il meglio.
Il meglio corrisponde ad una serie di polverosi oggetti, insignificanti per la maggioranza della popolazione mondiale ma che hanno illuminato la mia giornata.
Sopra due scrivanie, altrettanto polverose e recuperate chissà dove, ho trovato una pila di circa una quarantina di numeri storici dell’Europeo.


Per quei pochi che non avessero idea di cosa stia parlando elargisco due brevi informazioni.
L’Europeo è stato dagli anni 1945 fino alla fine del secolo scorso uno dei settimanali italiani di attualità più importanti fondato all’epoca da Gianni Mazzocchi e Arrigo Benedetti diretto in seguito anche da Michele Serra e Vittorio Feltri oltre ad altri autorevoli firme. In redazione possiamo ricordare giornalisti del calibro di Vittorio Zincone, Giorgio Bocca, Tommaso Besozzi, Oriana Fallaci, Indro Montanelli, Alberto Moravia, Achille Campanile e hanno collaborato alla testata fotografi importanti quali, Oliviero Toscani e Ferdinando Scianna.


La dimensione del settimanale è la stessa del quotidiano dell’epoca, ovvero formato lenzuolo e l’impronta è quella del racconto vissuto di un’esperienza. Ovvero, vai sul posto, vivi l’esperienza, parli con la gente e racconti la storia.
Per spiegarvi la mia gioia nel ritrovare quei muffosi pezzi di carta ingiallita, vi descrivo dettagliatamente il secondo atto: la scoperta.
In fondo al capannone dal soffitto molto alto, io con la testa piegata e la mente trasognante sfoglio uno ad uno tutti i numeri dell’Europeo facente parte di quella pila odorosa. Le mani sono secche e impastate di polvere o non oso pensare a cos’altro e diventano prima grigie poi nere ma non accenno a lasciare quei fogli. Leggo brandelli di storia di eventi mondiali che hanno segnato anche la mia vita. Sono talmente felice che non mi accorgo che nel frattempo alcune persone hanno raggiunto, come me, quel prezioso angolo di ricchezze e mi stanno guardando stupite e stranite per il mio entusiasmo.
Ormai non posso fare a meno di quelle riviste e chiedo all’urlatore dall’accento toscano quanto costasse quel cimelio, timorosa del fatto che lui mi dicesse una cifra impossibile. Chissà perché nella mia mente io pensassi che quei pezzi di carta vecchia avessero un valore economico per me irraggiungibile. Lui si avvicina, li conta uno ad uno e procede con un conteggio a mente, strizza gli occhi, mi guarda e mi dice: "Posso darteli tutti ad un prezzaccio". Io tremo e attendo. Lui finalmente, come nel suo stile, grida: "Direi 15 Euro".
15 Euro? E qui scatta il mio primo salto di gioia. Solo 15 Euro per tutta quella storia in diretta?
Vedo che mi osserva come se fossi una pazza prossima alla camicia di forza e lo stesso fanno tutte le altre persone intorno a noi. Cerco di contenere faticosamente la mia eccitazione e gli rispondo: "Li prendo tutti".
Sembrava felice anche lui di liberarsi di quella cartaccia e perdipiù guadagnandoci anche qualche soldo. Insomma siamo tutti contenti, lui ha una pila di rimasugli in meno da inventariare ed io ho la macchina piena di pezzi di storia ammuffiti.
Quando vado a riprendere mia figlia e apre il baule non ci voleva credere e mi dice:
"Mi vuoi dire che hai comprato questi vecchi anzi vecchissimi giornali gialli e strappati?"
Qui ho cominciato a realizzare che forse non sono proprio tutta connessa, che forse ho sbagliato epoca in cui vivere orca peppa ora mi spiego tante cose.


Dal baule della mia macchina sono già stati trasferiti in casa dove comodamente seduta sul divano sto leggendo copia per copia, godendo di articoli scritti magistralmente da chi, senza comunicato stampa ma con elmetto, carta e penna ha partecipato ad eventi che hanno cambiato il mondo. Questo giornalismo così reale, schietto e senza fronzoli a volte poco diplomatico è esattamente ciò che ha maggiormente contribuito a generare un tipo di informazione alla base di una cultura così detta evoluta.
Per il momento leggo, assimilo, mi illumino ricordando o mi immedesimo in un epoca remota poi vi racconterò le mie scoperte. Un consiglio: per sfogliare usare guanti in lattice, molto più igienico.

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