Un pomeriggio come tanti, in attesa che una giovane ballerina
termini la sua lezione di danza, giro per un paese che non conosco ma che ormai
mi ospita saltuariamente da quasi un anno. Cammino vagando alla ricerca di
qualcosa che possa rapire la mia attenzione per più di cinque minuti. Durante
il mio aggirare qua e là, attratta da una cancellata in ferro arrugginita, oltrepasso un
portone anonimo ed entro. Come varcando un passaggio spazio temporale, mi ritrovo dentro un capannone lungo e
anche abbastanza largo pieno e quando dico pieno non esagero di ogni oggetto
piccolo o grande che vi possa venire in mente. E’ un mercatino dell’usato
gestito da Giuliano che raccoglie da anni oggetti, mobili e molto di più per
poi rivenderli a prezzi equi ad appassionati o bisognosi.
Proprio grazie alla
presenza di Giuliano, un omino attempato, curioso, dinamico e profondamente
verace questo è uno dei luoghi più pittoreschi che abbia frequentato in questo ultimo periodo. Pur non avendo un efferato senso della dimensione azzardo dicendo che
la lunghezza del capannone può sfiorare i 100 metri e lui, Mister Giuliano, per conferire con i
suoi numerosi aiutanti non usa ne radioline ne interfono ma urla e urla in
continuazione e lo fa in una lingua straordinaria, il dialetto toscano più
sincero. Se non soffri di mal di testa causabili da rumori improvvisi o sei allergico alla polvere, questo è
il luogo ideale per immergersi nella toscanità Pieraccionesca. La scena è
questa: io che cammino lungo i corridoi di questo capannone, vengo invasa dalle
urla di Giuliano con paroline a volte impronunciabili ma espresse in una
maniera troppo comica per evitarle e sogghigno o nella peggiore delle ipotesi
rido a crepapelle.
Terapeutico è un eufemismo, direi più che altro vitale.
Oggi decido di arrivare fino in fondo al capannone attirata
dalle grida del nostro esile amico dove in fondo in fondo, nascosti, solo
per chi ha proprio voglia di spingersi oltre, dietro ad un bancone che li
separa dal resto dell’immenso patrimonio, tiene il meglio.
Il meglio corrisponde ad una serie di polverosi oggetti,
insignificanti per la maggioranza della popolazione mondiale ma che hanno
illuminato la mia giornata.
Sopra due scrivanie, altrettanto polverose e recuperate chissà
dove, ho trovato una pila di circa una quarantina di numeri storici
dell’Europeo.
Per quei pochi che non avessero idea di cosa stia parlando
elargisco due brevi informazioni.
L’Europeo è stato dagli anni 1945 fino alla fine del secolo scorso uno
dei settimanali italiani di attualità più importanti fondato all’epoca da
Gianni Mazzocchi e Arrigo Benedetti diretto in seguito anche da Michele Serra e
Vittorio Feltri oltre ad altri autorevoli firme. In redazione possiamo
ricordare giornalisti del calibro di Vittorio Zincone, Giorgio Bocca, Tommaso
Besozzi, Oriana Fallaci, Indro Montanelli, Alberto Moravia, Achille Campanile e
hanno collaborato alla testata fotografi importanti quali, Oliviero Toscani e
Ferdinando Scianna.
La dimensione del settimanale è la stessa del quotidiano
dell’epoca, ovvero formato lenzuolo e l’impronta è quella del racconto
vissuto di un’esperienza. Ovvero, vai sul posto, vivi l’esperienza, parli con la gente e racconti la storia.
Per spiegarvi la mia gioia nel ritrovare quei muffosi pezzi di
carta ingiallita, vi descrivo dettagliatamente il secondo atto: la scoperta.
In fondo al capannone dal soffitto molto alto, io con la testa
piegata e la mente trasognante sfoglio uno ad uno tutti i numeri dell’Europeo
facente parte di quella pila odorosa. Le mani sono secche e impastate di
polvere o non oso pensare a cos’altro e diventano prima grigie poi nere ma non
accenno a lasciare quei fogli. Leggo brandelli di storia di eventi mondiali che
hanno segnato anche la mia vita. Sono talmente felice che non mi accorgo
che nel frattempo alcune persone hanno raggiunto, come me, quel prezioso angolo
di ricchezze e mi stanno guardando stupite e stranite per il mio entusiasmo.
Ormai non posso fare a meno di quelle riviste e chiedo all’urlatore
dall’accento toscano quanto costasse quel cimelio, timorosa del fatto che lui
mi dicesse una cifra impossibile. Chissà perché nella mia mente io pensassi che
quei pezzi di carta vecchia avessero un valore economico per me
irraggiungibile. Lui si avvicina, li conta uno ad uno e procede con un
conteggio a mente, strizza gli occhi, mi guarda e mi dice: "Posso darteli tutti
ad un prezzaccio". Io tremo e attendo. Lui finalmente, come nel suo stile,
grida: "Direi 15 Euro".
15 Euro? E qui scatta il mio primo salto di gioia. Solo 15 Euro
per tutta quella storia in diretta?
Vedo che mi osserva come se fossi una pazza prossima alla camicia di forza e lo stesso fanno tutte le altre persone intorno a noi. Cerco di contenere
faticosamente la mia eccitazione e gli rispondo: "Li prendo tutti".
Sembrava felice anche lui di liberarsi di quella cartaccia e
perdipiù guadagnandoci anche qualche soldo. Insomma siamo tutti contenti, lui
ha una pila di rimasugli in meno da inventariare ed io ho la macchina piena di
pezzi di storia ammuffiti.
Quando vado a riprendere mia figlia e apre il baule non
ci voleva credere e mi dice:
"Mi vuoi dire che hai comprato questi vecchi anzi vecchissimi
giornali gialli e strappati?"
Qui ho cominciato a realizzare che forse non sono proprio tutta
connessa, che forse ho sbagliato epoca in cui vivere orca peppa ora mi spiego tante cose.
Dal baule della mia macchina sono già stati trasferiti in casa dove comodamente seduta sul divano sto leggendo copia per copia, godendo di articoli scritti magistralmente da chi, senza comunicato stampa ma con elmetto, carta e penna ha partecipato ad eventi che hanno cambiato il mondo. Questo giornalismo così reale, schietto e senza fronzoli a volte poco diplomatico è esattamente ciò che ha maggiormente contribuito a generare un tipo di informazione alla base di una cultura così detta evoluta.
Per il momento leggo, assimilo, mi illumino ricordando o mi immedesimo in un epoca remota poi vi racconterò le mie scoperte. Un consiglio: per sfogliare usare guanti in lattice, molto più igienico.
Dal baule della mia macchina sono già stati trasferiti in casa dove comodamente seduta sul divano sto leggendo copia per copia, godendo di articoli scritti magistralmente da chi, senza comunicato stampa ma con elmetto, carta e penna ha partecipato ad eventi che hanno cambiato il mondo. Questo giornalismo così reale, schietto e senza fronzoli a volte poco diplomatico è esattamente ciò che ha maggiormente contribuito a generare un tipo di informazione alla base di una cultura così detta evoluta.
Per il momento leggo, assimilo, mi illumino ricordando o mi immedesimo in un epoca remota poi vi racconterò le mie scoperte. Un consiglio: per sfogliare usare guanti in lattice, molto più igienico.
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