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EXPO 2015: l'assaggio e il compromesso

Fumetto di M.Brini - Acquarello e china
Troppo presto, troppo nuovo, troppo rischioso, troppo impegnata, troppa confusione, troppo caldo. Fino a quando proprio lui, il provvidenziale caldo estivo di questi giorni mi ha letteralmente catalizzato verso una fuga per la sopravvivenza in montagna nella nostra piccola casetta rifugio nelle valli bergamasche. Dopo il primo giorno a Cornalba e la necessità di accendere la coperta termica per dormire la notte, ho ricevuto come una scarica di energia e ciò ha riattivato tutti o quasi i miei neuroni afflosciati e prossimi allo stallo. 
Fumetto di M.Brini - Acquarello e china
Dico forse perchè indubbiamente trascorrere una giornata nella vicinissima Milano con 42° all'ombra non sembrava essere molto allettante ma l'opportunità del biglietto serale per entrare all'Expo mi ha talmente elettrizzato che non ho potuto rifiutare.
L'opzione Serale inizia alle 19 e termina alle 24 e costa solo € 5. Sembra fantastico ma in realtà è come regalarti un barattolo di Nutella chiuso dentro una cassaforte senza chiave con un cucchiaino legato fuori con un fiocco rosso. A s s u r d o ! Tutti i padiglioni, eccetto i ristoranti, chiudono alle 21. Completamente ignara penso: "Beh in due ore qualcosa posso comunque vedere no?"
Decido di andare o meglio decido di ignorare quella stramaledetta vocina che continua a zompettare nella mia mente urlando: "Dove vai pazza di una scellerata, soffri di pressione bassa, non ami la confusione, gli spazi chiusi e la gente troppo vicina senza considerare che non hai ricomprato il gel disinfettante per le mani. Resta qui in montagna al frescooooo."
Il desiderio di capire personalmente il senso di tutto quell'impegno, quelle polemiche quelle migliaia o più di foto di amici impigliati in una rete gigante postate su facebook è veramente troppo da contenere.
Ovviamente non devo nemmeno spiegarvi che alle ore 19 il caldo percepito a Rho, nella piana milanese è ancora tanto ma proprio tanto. Arrivando con l'auto piacevolmente fresca di aria condizionata vedo persone raggiungere il parcheggio con aria, come dire, straziata, prosciugata insomma decisamente consumata e inizio a riflettere ma subito non concedo la giusta attenzione a quel pensiero ragionato fino a quando apro lo sportello.
Non sento più la vocina nella mia mente si è arresa o forse sciolta anch'essa. Scendo dall'auto e vedo come un miraggio l'immagine di un termometro davanti ai miei occhi con una lancetta che scende, scende vertiginosamente. E' la mia pressione! Respiro a fatica ma non demordo e penso: "Ora entro e mi bevo qualcosa di fresco così mi riprendo subito."
Sbagliato. Dal parcheggio di FieraMilano alla biglietteria ho camminato per 500 lunghissimi metri per trovarmi di fronte ad una folla di gente in coda sotto il sole pronta ad entrare. I tornelli aprono alle 19 in punto e la coda avanza lentissima. Dobbiamo passare il controllo accurato e vigile dei pignolissimi scanner. Finalmente dentro. In realtà non proprio. Altri 500 lunghissimi metri o forse più tra scale mobili e discese per raggiungere l'ingresso Triulza. Sono già le 20. Imbocco il Decumano e mi immetto nel fiume di gente. La prima sensazione che ho è di imponenza e sostanza poi sono sopraffatta dalla confusione di suoni di ogni genere che giungono da ogni direzione seguiti da scie di profumi o in certi casi odori. Mi gira la testa vuoi per il caldo ma soprattutto per le innumerevoli cose da guardare in tutte le direzioni possibili. Tra pochissimo i padiglioni chiuderanno così decido di farmi trascinare dall'ondata in direzione Est. 

Non capisco niente e ho mille sollecitazioni e rimango in questa condizione per molto tempo. Guardo a destra poi a sinistra poi ancora a destra. Mi sembra tutto meraviglioso. Alcune strutture sono molto particolari ed evocative, altre molto semplici ma inserite in un contesto significativo. Vedo la rete del Brasile piena di piccoli pesci umani imprigionati, passo Piazza Italia e proseguo sul lungo tappeto rosso fino a quando vedo incredibilmente difronte a me una enorme M gialla dalle sembianze collinari. Ma come? Il mondo intero ha gli occhi puntati su di noi, sul paese della dieta mediterranea che ha scelto come tema dell'Expo che lo rappresenta, "Nutrire il pianeta. Energia per la vita" e quell'enorme pacman che ci fa qui? Il paese del mangiare sano, del biologico, dell'Ogm Free, della cucina naturale, tradizionale, dei piccoli coltivatori, della passione. Come d'incanto la fierezza di far parte di uno Stato che si impegna a dare un valore alle risorse del mondo affinchè possa combattere, unito, la malnutrizione, svanisce alla vista dell'ennesima confezione rossa e gialla gettata nel cassonetto sporca di salse monogusto.
2,8 milioni l'anno sono i decessi per obesità quasi paritari ai 3 milioni per malnutrizione. Quindi era logico pensare che il tema potesse essere spunto per riflessioni, considerazioni e proposte per entrambe le pandemie. Delusa ma non abbastanza fino a quando sedotta dal fascino dell'Albero della Vita, mi trovo a superare un enorme parallelepipedo rosso ricoperto da enormi bottiglie molto simili a quelle tanto amate da Babbo Natale contenenti almeno 35 gr di zucchero l'una. E io che credevo che l'acqua fosse la bevanda più genuina e adatta al contesto. Che sciocca!
Rimane il fatto che attirata da enormi Hello Kitty Geisha, ho mangiato il miglior Sushi degli ultimi tempi nel padiglione Giappone per poi godermi comodamente sedute su bizzarre poltrone, lo spettacolo dell'Albero della Vita fatto di musica e luci ma torno a casa con sensazioni contrastanti. Non ho visto praticamente niente, sono morta di caldo appiccicoso, ho percepito forti contraddizioni e vorrei polemizzare sull'ingiustificato, ennesimo scivolone della nostra Italia. Il compromesso, l'annoso problema di sempre, i soldi vincono ancora sull'etica. Che tristezza. La verità è che per quanto si ostinino a pubblicizzare prodotti pseudo salutari o dietetici resta il fatto che senza ombra di dubbio le multinazionali velatamente enunciate hanno contribuito ad alimentare i 2,8 milioni di obesi sopra citati. Volenti o nolenti questa è una realtà. Allora torno a casa satolla di emozioni che lottano tra di loro dentro di me e con un grande dilemma: cosa o chi può spingermi a tornare all'Expo per porre 140 timbri sul Passaporto più ambito del momento?



FORSE LEI E LA SUA MANCANZA DI PREGIUDIZI








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