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COMPLEOUTING: 5.0


Nel 1976 avevo 10 anni e preparavo l'esame di quinta elementare mentre a Cupertino nasceva la Apple, i Rolling Stones entravano  in crisi e i Queen pubblicavano uno dei brani più belli della storia musicale, Somebody to Love. Nel 1980 avevo 14 anni, Bologna venne colpita dal peggior attacco terroristico del dopo guerra. All'epoca non c'era tutto il coinvolgimento mediatico di oggi e per avere notizie in tempo reale l'unica cosa era recarsi sul posto ma per molto e molto tempo fu impossibile. All'epoca ballavo Video Killed the radio star, sognavo Miguel Bosè, guardavo Remi alla televisione, mi agitavo come Heather Parisi e pattinavo sulla musica di Another brick in the wall. Mi batteva il cuore pensando di poter vivere un'amore stile "Tempo delle Mele" e mi abbracciavo al mio primo compagno di giochi guardando "Shining" ma pur sempre innamorata di Simon Le Bon. Mi comprarono il motorino, un Ciao blu con il quale feci uno dei più spettacolari tamponamenti del secolo, condiviso con le mie più care amiche. Allora ero convinta che i ventenni fossero già nonni. Il mio futuro sembrava segnato. Volevo fare l'architetto e studiare all'Università di Firenze. Ma non andò così. Nel 1986 avevo vent'anni e non ero nonna anzi ero una giovane ragazza confusa e insicura alla ricerca di sé stessa in terra di confine. Madonna era in testa alle classifiche con Papa don't preach, Tracy Spencer faceva impazzire l'universo maschile nel video Run to me e le donne si spogliavano al primo accenno di Joe Cocker. Ho vissuto per anni al ritmo delle stagioni in un ambiente parallelo, inverno neve uguale sci, estate sole uguale escursioni a piedi nei rifugi. Non sembrava male fino a quando una mia amica dell'epoca allora ventottenne partorì una splendida bambina. Io le dissi che ventotto anni per avere un figlio mi sembravano troppi e che senz'altro io sarei diventata mamma più giovane. Lei lo ricorda ancora con molta nostalgia e anch'io. La ricerca di me stessa continuò a lungo portandomi altrove, in Italia centrale per la precisione. Nel 1992 Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono uccisi dalla Mafia e si aprì una ferita nel cuore di tutti noi. All'epoca frequentavo spesso la Sicilia atterrando all'aeroporto di Palermo passando poi per quella stessa strada dove di lì a poco si aprì un baratro ancora sospeso.
Nel 1993 avevo 27 anni, non avevo ancora figli e pensavo che un quarantenne fosse troppo vecchio per guidare la macchina però possedevo il primo Motorola uscito in Italia. Fu l'inizio della fine. Da lì in poi la privacy fu un desiderio agognato. Se prima ero sbandata diciamo che gli anni novanta furono il culmine del mio vagare. Però imparai a giocare a squash e a capire la differenza tra un vino ed un tavernello frizzante in lattina. Nel 1997 a 31 anni feci una delle più grandi scemenze della mia vita, non l’unica purtroppo, mi sposai. Non fu per amore, con ogni probabilità fu per convenienza ma ancora devo capire di chi. Comunque di quel giorno ricordo benissimo la mia amica Susi in ginocchio ai miei piedi pregandomi di non capitolare e la sensazione che vissi in Comune, davanti ad amici, finti amici e parenti, mentre l'Assessore mi fece la fatidica domanda alla quale solitamente in quel preciso momento, proprio in quello, ci si aspetta un sì e dove io invece pensavo no ma incondizionatamente, come posseduta da una forza esterna, mi uscì sì e da lì in poi non ricordo più niente. Ricordo benissimo però che tre anni dopo scappai letteralmente con la macchina piena di valige per iniziare una nuova avventura da sola. Credevo che la vita finisse il 31 dicembre del 1999 e che non sarei mai arrivata al giorno dopo perché il nostro pianeta sarebbe sparito nel nulla e se mai fosse sopravvissuto sarebbe stato comunque attaccato da uno strano insetto cosmico, il Millenium Bug. Non successe nulla di tutto ciò e quello fu un Capodanno, come dire, liberatorio.
Avevo 34 anni e fu veramente il principio. Da lì in poi ritrovai la vera Monica, quella assopita per anni e affannata nella ricerca di sé stessa senza capire che lei era sempre stata lì. Tante persone incontrate, tanti rapporti aperti e chiusi, tante esperienze bizzarre, tante falsità, prigioni e nessuno si era accorto che lei era proprio lì con le stesse passioni e desideri lasciati nella sua città nel lontano 1986. Non mi ci volle molto per risvegliarmi e quello stesso anno solo qualche mese dopo conobbi la persona che con delicatezza aprì tutti i cassettini del mio cuore e della mia mente e che ne possiede ancora oggi le chiavi. Solo un anno dopo a febbraio compii 35 anni e a luglio nacque mia figlia. Robin Williams cantava Eternity e nell'aria vagavano solo Tre Parole, sole, cuore, amore, è l'amore che ti vuole prendere o lasciare stavolta non farlo scappare. Ero la persona più felice del mondo. In un attimo cancellai dalla mia mente tutto il marcio vissuto fino ad allora come se non fosse mai esistito ma si presentò prepotente un grande quesito fonte di una delle più grosse ingiustizie della mia vita e della vita della mia famiglia di origine: solo guardando per la prima volta gli occhi di Allegra mi chiesi apertamente come fosse possibile che una persona dotata di cuore e mente possa aver finto per 35 anni di non avere avuto una figlia. Parlo di lui, l'innominato o innominabile, proprio di lui, mio padre o presunto tale. Un uomo che risponde al nome di Giovanni Francesco Margini originario di Brescia che nel maggio del 1965 approfittò di un'allora diciassettenne inesperta e poco più che bambina facendole credere che l'amore fosse tutto lì. Quest'unico uomo per un gesto egoistico rovinò la vita di una giovane piena di entusiasmo e prospettive facendole vivere un periodo da quasi emarginata per anni in quanto ragazza madre, inoltre rovinò la vita di una famiglia che dovette occuparsi di gestire tutta questa situazione e rovinò la vita di una bambina sempre in cerca di un padre invisibile, un'adolescente in cerca di un punto di riferimento, una donna in cerca di sostegno e conforto. Non si è mai visto, mai sentito, non si è mai preoccupato insomma ha finto per anni che io non esistessi. La notizia è che io esisto grazie o purtroppo anche per merito suo e oggi che sono madre, non riesco più a sostenere l'idea che si possa mentire a se stessi in questa maniera spudorata. Ricordo che mio nonno diceva sempre di avere il fucile pronto qualora si fosse fatto vivo. Sarà per questo che non lo fece? Ricordo anche che si era creato, attorno a questa faccenda, una specie di veto a protezione della privacy di quest'uomo probabilmente dotato di famiglia. Curioso eh! Il fatto che ricordo con maggior disgusto però risale all'epoca dei miei diciassette anni quando sentii forte l'esigenza di incontrarlo e grazie al contatto di alcuni amici di famiglia, lo feci. Lo incontrai a Brescia. Mi vestii al meglio di me stessa, mi pettinai, misi una goccia di profumo delicato e mi presentai all'appuntamento da sola. Lui mi guardò e mi disse che assomigliavo molto a sua sorella (quindi ha una sorella, pensai) e mi chiese come facevo ad essere sicura di essere sua figlia e se volevo fare l'esame del Dna.(Gulp) All'epoca ero molto, molto ingenua.... Poi mi chiese se volevo andare con lui in un posto. Salii sulla sua macchina. Un macchinone bellissimo e mi porto nel bar del centro storico di Brescia frequentato da lui e dai suoi amici quotidianamente, presentandomi a tutti come sua figlia. Ricordo che mi sentivo stordita, in imbarazzo, non sapevo cosa dire o cosa fare. Poi finalmente il tempo a nostra disposizione finì e io tornai  dagli amici di famiglia che mi riportarono a casa. Lui mi lasciò dandomi tutti i suoi numeri (numeri ai quali non rispose mai) qualora avessi avuto bisogno di qualcosa. Non l'ho mai più sentito o visto.
Nel 2006 feci la seconda cosa migliore della mia vita, mi sposai per amore, davanti ad amici e parenti risposi di sì, questa volta con tutta me stessa. 
Tra qualche giorno compio 50 anni, condivido i gusti musicali di una quattordicenne e lei condivide i miei, coltivo le mie passioni che sono diventate il mio lavoro, non sono nonna e ho ancora la patente, vivo la vita che voglio vivere con le persone che amo di più e che non finirò mai di ringraziare.

Il mio compleouting 5.0 finisce con un appello: a tutte le persone che conosco o che non conosco ma che vivono o hanno contatti con Brescia e i Bresciani chiedo, qualora avessero qualche informazione in merito a questa rispettabile persona che per anni ho tentato di ricontattare, di fornirla in maniera che tutti i puntini possano ritrovare il giusto posto.....scusate ma devo proprio ringraziarla per avermi donato la vita!!
1965: lei è Katia 17 anni, mia madre, lui è Francesco Giovanni, 20 anni, presunto padre.
L'unica immagine in mio possesso.

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