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#CRONACA DI UN #NATALE


Sintonizzata sul switch on di Oxford Street a Londra, inizio a prepararmi al Natale dai primi giorni di novembre. Comincio a pensare alle luci in giardino, alle luci in casa, a quale tipo di albero addobbare e di che dimensione, finto, vero, con vaso o senza e acquisto ogni anno nuovi addobbi che aggiungo agli stessi di sempre. In primavera mi ero dedicata ad un restyling della sala spostando tutti, dico tutti i mobili presenti. Solo oggi mi rendo conto di aver occupato l'unico spazio utile per posizionare l'albero di Natale quindi, ovviamente, ho dovuto riprogettare gli spazi al fine di ricavare un angolo indispensabile. Trovato lo spazio necessario inizio a vivere le giornate con occhio diverso, con l'attenzione di chi cerca sempre qualcosa, l'abete giusto, il regalo giusto, il panettone più tradizionale, il pastificio per i tortellini, la carta da pacchi minimal ma raffinata, i nastrini di raso e i biglietti d'auguri handmade. In macchina si ascolta solo Michael Bublè versione natalizia e si canta a squarciagola Jingle Bells praticamente ogni momento. Il Natale è magico ma i preparativi sono entusiasmanti e molto molto romantici. Quando la città inizia a brillare di mille lucine multicolore, mi si smuovono le onde magnetiche del buonismo.
Ho infine deciso per un abete vero di media dimensione che abbiamo prontamente invasato e collocato nell'unico angolo agibile della sala da pranzo.
Per noi migranti, il Natale significa raggiungere la famiglia. Generalmente pranzo a Bologna e cena a Bergamo. Non comodo ma la famiglia è la famiglia.
Quest'anno, insieme a mia cognata, ci siamo lanciate nella grande impresa: "La cena di Natale la prepariamo noi." Liberando di fatto, da questo annuale impegno, nonni e mamme peraltro molto felici di essere, per una volta tanto, ospiti in casa loro.
"Ciao Miki (Michela= mia cognata= sorella di mio marito) allora io mi organizzo per il primo, il secondo e faccio anche una torta, tu ti occupi dell'antipasto. Perfetto, ci vediamo il 25 sera."
Con un mese di anticipo inizio a pensare ad un menu tradizionale, veloce, semplice, succulento, dietetico, leggero ma gustoso e acquisto contenitori enormi e capienti per trasportare senza danni il cibo cucinato. Penso, elaboro, leggo libri di ricette natalizie, faccio anche cene con amici per riprodurre in piccolo ciò che vorrei proporre alla mia famiglia. Alla fine decido: passatelli in brodo, coniglio e torta di carote. Un pò tradizionale, un pò leggero e un pò dietetico, insomma accontento tutti. Decide anche mia cognata e per antipasto propone: insalata russa, salmone, affettati e torte salate.
Saremo in 10 persone quindi, una settimana prima, ordino 1,5 Kg di passatelli da uno sfoglino di fiducia a Bologna, due conigli nostrani, tagliati e senza testa, dal macellaio del paese e mi procuro 1 Kg di carote.
Nel frattempo acquisto regali, piccoli pensieri e anche qualche scemenza per tutta la famiglia. Ogni serata è l'elogio dell'impacchettamento per nulla scontato, alla quale dedico sempre molta attenzione, ricco di personalizzazioni a seconda del destinatario.
Ci siamo. Mi sveglio il 24 dicembre e inizio a cucinare. Prima preparo la torta di carote perché è un pò laboriosa dopodiché inizio a preparare, in tutte le sue fasi, il coniglio. Non avendo una padellona o pentolone grande da contenerli tutti e due, ho dovuto occupare tutti i fornelli posizionando tre pentole di uguale dimensione e stesso dosaggio di ingredienti aggiuntivi. Rosolo, sfumo e lascio cucinare a fuoco lento i teneri animaletti aggiungendo un eccellente Sauvignon aperto per l'occasione. La casa è inebria di profumi e aromi che volteggiano e riempiono ogni anfratto. Non avendo l'abitudine di consumare un cenone della vigilia, prepariamo un brodino leggero leggero e andiamo a Messa.
Prima di andare a letto decidiamo di scambiarci i regali, in anticipo ma consapevoli che Babbo Natale sia troppo impegnato con i bambini per occuparsi di noi. Quasi una premonizione direi.
La mattina di Natale mi alzo per prima e inizio a preparare, nei contenitori giganti, tutto il cibo cucinato, lo scatolone dei regali, le valige e con calma mi vesto e prendo un caffè.
Si alza mia figlia. Non ha una bella cera. In verità è bianca come un cencio.
"Mamma non mi sento bene." Non fa in tempo a finire la frase che si fionda in bagno e Bleahhhhhhhhhhhhhhh.
"Amore non preoccuparti magari hai preso freddo ieri sera, vedrai che ora ti passa". Non mi sembra convinta e in verità nemmeno io però decidiamo di proseguire i preparativi per la partenza. Mentre si veste corre in bagno altre due o tre volte e Bleahhhhhhhhh.
Nel frattempo butto l'occhio verso l'albero di natale e mi sembra più spelacchiato del solito. Mi avvicino, lo controllo, prendo in mano un rametto e mi rimangono sul palmo una decina di aghetti pungenti. Le urla di Amelia al bagno, prendono il sopravvento. Riunione di famiglia sul divano. Non sappiamo che fare. Partiamo, non partiamo. Tutti ci aspettano, mia madre a Bologna per pranzo e il resto della famiglia a Bergamo perdipiù la cena l'abbiamo noi.
Sembra stia meglio. Magari era solo una congestione. Non mi sembra molto in forza ma la carichiamo in macchina con catino, asciugamano, cuscino e coperta facendoci promettere che non chiamerà per nessun motivo il telefono azzurro.
Prima di arrivare a Bologna abbiamo dovuto fare altre due soste per bleahhhh improvvisi e una volta giunti, noi abbiamo pranzato mentre lei si è addormentata sul divano fino alle 15. Pensiamo: "Magari è solo stanca, ora si sveglia e proseguiamo il viaggio". Penso io.
Poco dopo si sveglia e bleahhhhh di nuovo.
No, direi che non sta affatto bene. La decisione è difficile e sofferta. I parenti ci chiamano, sono preoccupati per Amelia e in attesa delle nostre azioni. Pensiamo, pensiamo e ripensiamo, ci creiamo tutti gli scenari possibili da quel momento in poi, tiriamo le monetine, ci scrutiamo negli occhi a vicenda mentre nel frattempo lei è ancora piegata in due. Il senso di colpa ci assale, ci sentiamo due genitori screanzati e così malgrado tutto e quando dico tutto non sbaglio, decidiamo di tornare a casa in Toscana. Siamo molto tristi e silenziosi durante il viaggio solo i conati di Amelia ci distraggono dai nostri pensieri cupi. Ci siamo dovuti fermare altre tre volte, una delle quali in autostrada o meglio, in mezzo all'autostrada in un'area di sosta. Come se non bastasse si ferma una pattuglia della Polizia. Scendono dall'auto in due, si avvicinano con aria sospetta, del resto io sto stringendo in vita una quindicenne e mio marito, pulisce l'auto anch'esso tra conati schifati. Insomma ai loro occhi non ho idea di quale quadretto natalizio abbiamo percepito. Da lontano  ci urlano: "Tutto bene?". E noi: "Sì grazie. Nostra figlia non sta bene e ci siamo dovuti fermare velocemente." Loro: "Lo sapete che tra pochi chilometri c'è un'area di servizio." Io e mio marito di guardiamo e pensiamo all'unisono: è una candid camera, era una battuta o ci prendono per il c..... Comunque rispondiamo: "Sì grazie pensavamo proprio di andarci."
Dopo aver ripulito la macchina per l'ennesima volta ripartiamo e decidiamo di fare una sosta in paese alla guardia medica: "Buonasera, mia figlia sta bleahhhhhh da questa mattina." La dottoressa è giovanissima e sembra neolaureata non visita nemmeno Amelia e subito ci dice: "E' un virus, non preoccupatevi, mezza Italia è a letto oggi." Dentro di me penso alle migliaia di pranzi e cene di Natale sprecati, al tempo perso dalle famiglie di mezza Italia a pensare, cucinare e organizzare questo annuale evento.
Finalmente torniamo a casa. Mettiamo Amelia sotto le coperte e si sveglierà solo il pomeriggio del giorno dopo. Divido in contenitori di plastica il coniglio e 1,5 kg di passatelli e li infilo nel congelatore. Infine guardo il nostro albero di Natale che nel frattempo si era completamente rinsecchito e mancando gli aghi dai rami sotto di sè erano cadute tutte le palline, anche quelle di vetro. Ahhhhhhhhhh!
Cena di Natale in Toscana: io, mio marito, il gatto, felice del nostro rientro inaspettato, coniglio a volontà, passatelli no grazie, una torta di carote, un albero senza palline e senza aghi.
Cena di Natale in Lombardia: 7 persone, insalata russa per un reggimento, salmone per i prossimi due mesi, salame per produrre panini alla festa del paese, niente torta ma un Panettone.
Morale: avete mai provato a cercare un albero di Natale il 27 dicembre?

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