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SARDEGNA: una vacanza da post-it giallo


Non amo il mare o meglio non amo la monotonia della quotidiana regola dello spiaggiato. Non amo la sabbia e quei piccoli animaletti che d'improvviso si fanno largo con minuscole zampette e con presunzione prendono posto sul tuo asciugamano. Non amo l'afa del solleone e quell'appicicaticcio sulla pelle che grazie alla salsedine, rende il tuo corpo una carta moschicida. Non amo spalmarmi quintali di crema protezione totale, indispensabile per la mia sopravvivenza nel mondo dei "che pizza ho le lentiggini che prolificano". Non amo avere costantemente le mani unte e marchiare in maniera indelebile ogni pagina del mio libro.
Detto ciò, quest'anno, grazie all'ospitalità di amici carissimi, ho goduto di una straordinaria vacanza in Sardegna. Ero già stata in passato ma non so come mai l'angoscia della vita di mare aveva cancellato il ricordo di una terra incredibilmente bella, vissuta da persone di una sensibilità particolare.
Giorno 1
Mi domando ancora come sono sopravvissuta all'atterraggio sulla pista di Alghero. Il vento fortissimo ha paurosamente, per i miei parametri, strapazzato l'aereo. Più il veicolo sobbalza, più la mano di mio marito prende un colore non umano. In realtà nessuno si agita, c'è chi legge, chi dorme, chi mangia o beve un caffè, le hostess ridono, i bambini giocano mentre io, con occhio allampanato al limite dell'infarto, balbetto dalla paura. Usciamo dall'aeroporto e il caldo che mi accoglie mi toglie ogni flebile ansimo di respiro. Subito penso: "non ce la posso fare, morirò qui".
Fortunatamente ci attende Salvatore, il nostro amico, gentile cessionario del suo bene al mare per i nostri gozzovigli. Dobbiamo raggiungere Golfo Aranci, con una sosta a Calangianus per permetterci di recuperare l'auto da noi noleggiata.
Salvatore e Calangianus sono un binomio imprescindibile, l'uno sta all'altro come la panna sulle fragole o il cacao sul cappuccino, si completano.
Calangianus è una cittadina della Gallura, sita su un altopiano a circa 500 mt slm ai piedi del Monte Limbara. Se non sei sardo, non percorri costantemente la tratta Alghero-Olbia, non lavori nell'ambito del vino, con ogni probabilità, fino ad oggi non né conoscevi l'esistenza. Calangianus è circondata da vigneti e sugherete ed è considerata la capitale del sughero. Ci fermiamo in piazza per prendere un caffè e a differenza di quanto il mio subconscio immaginario aveva ipotizzato, incontriamo solo giovani. Giovani al bar, giovani in giro, giovani al lavoro. Giovani il sindaco e la giunta comunale, feste, sagre, concerti gratuiti, vermentino e cannonau.

Golfo Aranci
Sugherete in Gallura
Per raggiungere Olbia percorriamo una strada tortuosa che attraversa le sugherete. Qui trovo conferma che l'albero del sughero è a dir poco, straordinario. Ti dona un prodotto duttile, utile e naturale, si prende il giusto tempo per rigenerarsi autonomamente e si ripresenta maturo e bellissimo più di prima.
Giunti a Golfo Aranci la salsedine mi offusca la vista poi vedo il blu intenso del mare e riacquisto immediatamente ogni decimo perduto. Prendiamo possesso della casa e lanciamo i bagagli colti dal desiderio irrefrenabile di raggiungere la spiaggia ed immergerci nella vita di mare a me così estranea.
Ecco, appunto. La prima spiaggia in cui decidiamo di battezzare la nostra vacanza è Cala Sabina. L'acqua è trasparente, i pesci sono curiosi e si avvicinano, la sabbia è bianca. Direi che per me può bastare. Ho la sabbia ovunque anche in parti in cui non dovrebbe stare e nel bel mezzo del tramonto vengo "spazzolata" dal deejay e dalle sue musiche house-spagnole che aprono l'happyhour. Malgrado ciò decidiamo di cenare in riva al mare al ristorante della spiaggia. C'è chi fa il bagno e chi come me si copre con un cappello enorme e appoggia delicatamente il pollice in acqua per fuggirne tre secondi dopo dal troppo gelo. 
Cala Sabina
Cala S'Abba e Sa Pedra
Incontri ravvicinati
Giorno 2
Il secondo giorno decidiamo di adattarci alla vita di mare selvaggia. Spesa a base di frutta, verdura e poco più, acqua, borsa termica, pinne, maschera e boccaglio e tendina parasole di fresco acquisto. Dopo aver preparato tutto ciò sono già stanca. Per raggiungere la spiaggia di S'Abba e Sa Pedra, vicino a casa, abbiamo scavalcato un cancello chiuso con divieto di accesso, percorso un sentiero scosceso e infine ci siamo aggrappati alle piante di elicriso per evitare rovinosi scivoloni. Sì ne valeva la pena ma avrei voluto e dovuto filmare l'apertura e soprattutto la chiusura della super tendina parasole, acquistata per l'occasione in un noto negozio a testimonianza della nostra affinità con la vita di mare. Per spiegare in poche parole, una scena degna del più ridicolo episodio di Stanlio e Onlio con tanto di persone mature che sghignazzano in maniera evidente, alle nostre spalle. Dopo aver dedicato un tempo interminabile a queste operazioni il rimanente è occupato da bagni e spalmate di crema protezione 50. Il mio bagno, in questo caso è stato leggermente più invadente. Le mie caviglie ringraziano. Non contenti nel pomeriggio decidiamo di provare un'altra caletta e ci spostiamo, con tutta l'attrezzatura, nella vicina Spiaggia Bianca. Montare la neo tendina parasole è stato più semplice ma fortunatamente abbiamo appreso che parte di questa spiaggia è completamente attrezzata di ombrelloni, lettini, docce, bar e ristorante. Anche se impazza la moda del deejay al tramonto e verso le 18 la musica assordante stile "despacito" ci avverte che forse l'ora dei "nonni" è finita. Dotati di adolescente ci permettono di restare. 
Cala Moresca
Spiaggia Bianca in un giorno di ventooooooo
Giorno 3-4-5-6
Nei giorni seguenti abbiamo scorrazzato tra cale, calette e spiaggette nascoste: Cala Moresca, raggiungibile a piedi o con il pittoresco trenino a pagamento, dove l'incontro ravvicinato con una stella marina ha riattivato l'apatia da troppo sole di tutti i bagnanti, Baia Caddinas, adiacente al piccolo porticciolo proprio sotto casa nostra e l'Arcipelago della Maddalena dove abbiamo scoperto, tra le numerose soste con bagno qua e là, lei, la nostra spiaggia, Bassa Trinita. Si trova a nord dell'Isola della Maddalena. Non sono sicura di riuscire a descriverla al meglio perchè dovreste sentire il profumo della vegetazione che la circonda e vedere il colore dell'acqua che da bianca, come la sabbia finissima che la caratterizza, diventa celeste sempre più intenso e si confonde con il blu del cielo terso e ventilato. Arriviamo nel momento esatto in cui la massa delle persone lascia il posto ai romantici del bagno al tramonto. Ecco, lasciatemi qui.
Se invece pensate di andare a Caprera e visitare la "casa bianca" dell'Eroe dei Due Mondi di lunedì, in piena stagione turistica, scordatevelo. Garibaldi di lunedì non accoglie i turisti nella stagione turistica perchè è di riposo settimanale. Nonostante questa buffa curiosità la giornata alle isole dell'isola è stata indimenticabile e rientrare a Palau in notturna con il traghetto e lasciarci alle spalle quel delicato profilo luccicante, ha plasmato un ricordo indelebile al pari di un post-it sulla tastiera con su scritto "da rifare".
Spiaggia a Caprera
Porto Massimo - La Maddalena
Sul traghetto da La Maddalena a Palau
Bassa Trinita
Da veri turisti non potevamo assolutamente non capitare nelle LegoVipsBay, Porto Cervo e Porto Rotondo. Per capire che le "costruzioni", a parte inghiottirne qualche pezzo per dimostrare che si può sopravvivere, non ci sono mai piaciute, ci abbiamo impiegato non più di 20 minuti, il tempo di un gelato. Allora abbiamo optato per una VeryTuristicBay, San Teodoro. No, no, no, decisamente no. Poi è arrivato un giorno di pioggia. Troppo vento e freddo per fare il bagno, quindi con la nostra nanomacchina a noleggio, raggiungiamo San Pantaleo, un piccolo borgo tra Porto Rotondo e Arzachena. Silenzioso, tranquillo, integro, pochi negozi, qualche ristorante, una piccola chiesa al centro della piazza, dotata di grande spirito di comunicazione(https://www.facebook.com/ChiesadiSanPantaleo/) adiacente alla boutique di lusso più cool della Costa Smeralda. Perfetto.
Il piatto simbolo della nostra vacanza sarda è stata l'insalata di polipo in ogni versione possibile, accompagnata da Pane Carasau e Vermentino di Gallura.


L'ultima serata in Sardegna, siamo stati ad Olbia e lì abbiamo conosciuto Salvatore o meglio un'altro Salvatore. Salvatore è quello che noi emiliani definiamo un giandone ovvero un ragazzone molto alto, ex cestista che, messo a frutto la tradizione di famiglia, produce sandali gioiello fatti interamente a mano. I suoi non sono sandali comuni, ognuno è creato e prende forma esattamente dal tuo piede, semplici, di cuoio, con pietre preziose, decisamente unici. Se sei donna, hai un piede o magari due, con smalto o senza, disdegni il tacco 12 per il passeggio estivo, questo è il tuo negozio.(https://www.facebook.com/SandaliAmalia/)
Giorno 7
Siamo in partenza. Continuo a pensare che il mare non sia il mio habitat ma nella gamma dei luoghi ricchi di salsedine con i quali non godere di particolari affinità, devo dire che la Sardegna è al primo posto. La passione di mio marito per questa isola, le persone che ho incontrato, la famiglia Castiglia, accoglienti, ospitali e generosi come solo chi ama profondamente la propria terra può essere, hanno reso questa vacanza esclusiva. Lascio un mare di un colore fiabesco, un vento dal profumo incancellabile, una famiglia acquisita, una quotidianità serena, uno spazio vivibile, un mondo diverso e per certi aspetti incontaminato. Troppo lontano per i più, abbastanza vicino per farsi rapire.
Il volo di ritorno è stato al pari, pieno di vuoti d'aria, sobbalzi spaventosi, folate di vento improvvise però io ero diversa, stordita o ammaliata e ricordo solo di aver chiuso gli occhi al decollo per riaprirli in Continente con un'unica immagine davanti: un post-it giallo con scritto "da rifare".

Info:
www.cantinacastiglia.it
www.sandaliamalia.it

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