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IL LUOGO DI AIMO E NADIA di Monica Brini


Logo rubrica di Monica Brini
Appuntamento ore 20 davanti al ristorante. Milano, Via Montecuccoli, 6. Non propriamente in centro e se ben ricordate noi ci troviamo a gironzolare tranquillamente nel favoloso e magico quadrilatero della moda. Niente paura. La Metropolitana non ha più segreti e stranamente al primo colpo saliamo, senza sbagliare, sulla Linea  1 in direzione Bisceglie. Fermata Primaticcio. E’ la nostra. Usciamo e subito ci sentiamo spaesati. Niente luci natalizie, niente turisti in cerca del regalo di tendenza. Siamo in periferiaaaaaaa! Per fortuna abbiamo lo strumento di salvataggio per eccellenza: il GPS dell’Iphone. E’ proprio in questi momenti che apprezzo il valore della tecnologia. Digito l’indirizzo e in pochi secondi ecco la nostra pallina rossa luminosa, il nostro faro, la nostra salvezza. Insomma per farla breve ci troviamo solo a quattro passi. Al di là del vialone c’è l’ingresso del ristorante e il nostro amico Bruno ad aspettarci. Compie 40 anni. Una bella meta e merita un più che dignitoso festeggiamento. Qui non possiamo sbagliare. Gli elogi letti su detto ristorante sono tanti e tali da determinarne delle aspettative ciclopiche.
Logo del ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia
L’ingresso del ristorante sembra anonimo se non fosse per quei coloratissimi dipinti di Paolo Ferrari che accompagnano le mura adiacenti la porta di accesso. Surreali e post-moderni, caratterizzano ampiamente anche gli ambienti interni.
Dipinto di Paolo Ferrari all'ingresso del ristorante
Suoniamo il campanello e subito siamo accolti dal sorriso contagioso di Stefania, direttore e figlia di Aimo e Nadia. Elegante e raffinata padrona di casa, con estrema calma e gentilezza ci conduce al nostro tavolo, in precedenza prenotato. Non siamo vestiti eleganti, d’altronde veniamo da una gita turistica ma ci sentiamo comunque subito a nostro agio. L’ambiente è sobrio impreziosito, al pari di una galleria d’arte moderna, dalle grandi tele dell’artista già menzionato, amico del proprietario.
Ci accomodiamo, siamo in tre. Vicino a noi una coppia insolita, difronte, una famiglia benestante la cui figlia ha integrato per l’occasione il giovane fidanzatino al primo approccio con un babbo turbato e incuriosito.
Ci portano il menù e già assaporiamo il cibo al solo suono delle parole lette ...tiepida al fumo di zucchero..., ...profumato alla lavanda con ceci delle Murge... Un poema dalle sensazioni olfattive, fino all’epilogo degno di un’esplosione degustativa senza eguali. Ci prendiamo il nostro tempo per decidere, non poco in realtà. Nel frattempo viene a porgerci il benvenuto Nicola, il Maitre anche lui socievole e sorridente, avanzerei un simpatico e ci porge un piccolo prologo o entrèe, che dir si voglia, per stuzzicare la nostra fantasia gustativa nel tentativo di sollecitare la nostra scelta. Ha funzionato. Siamo pronti ad ordinare. Io ordino un antipasto e un primo mentre i due Men in Tasting, Tiziano e Bruno, si affidano entrambe al menu Degustazione Classico. Ora è il turno del Sommelier al quale ordiniamo una bottiglia di Riesling Trocken del 2008 della regione Mosella in Germania. Finalmente possiamo iniziare la nostra avventura culinaria a casa di Aimo. Il pane è senza ombra di dubbio fatto da loro, profumato, morbido e croccante che assaggiamo con un filo di Olio di Nocellara del Belice, proposto dal nostro amico Nicola.
Torniamo all’entrèe: Sugo di pomodoro e capperi di Pantelleria con assaggio di chele di scampo e guanciale di dentice. Non sono certa di potervi descrivere l’equilibrio di questo piccolo paradiso terrestre ma da subito emerge la filosofia della cucina di Aimo: ingredienti poveri e genuini, rispetto delle tradizioni ed un pizzico di azzardo.
Che soave oblio! In piena estasi siamo raggiunti da Aimo in persona che si presenta a noi con fare paterno e serafico. Aimo è una persona che solo guardandolo ti trasmette la sua passione per un lavoro di grandi sacrifici. Sembra un nonno, saggio e ben tornito che racconta ai suoi nipoti la favola dei “Segreti dello Chef”. In effetti sembra proprio il protagonista della mia fiaba “Agata e i segreti dello chef” che prima o poi metterò in rete. Non avrei mai detto ma Aimo è Toscano, originario di Pescia. Anche se giunge a Milano giovanissimo, l’accento lo inganna e quando sorride i suoi occhi si stringono, trasmettendo gioia e buon umore. Se fosse un bambino si direbbe “ha l’occhio birichino”. Ci parla della sua terra e di come ha coltivato la voglia di lavorare le materie prime che vi provengono. Quando si dice bisogna cucinare con il cuore, quando si dice la cucina deve emozionare, quando si dice la qualità delle materie prime fanno la differenza, qui a casa di Aimo e Nadia hai la netta sensazione che tutto ciò sia vero.
Aimo ci lascia per occuparsi dei numerosi clienti che occupano i tavoli a fianco. Nel frattempo ecco Stefania che ci porge i nostri antipasti: per me Verdure da amare: radicchio rosso tardivo, puntarelle, sedano, lampascioni, rape rosse, taleggio a latte crudo e rafano mentre per il Club dei degustatori, Anatra muta tiepida al fumo di zucchero di canna, con melone giallo d’inverno, cous cous di semola e salsa di melagrana e zenzero. Per i primi cinque minuti vige il silenzio. Assembliamo piccole forchettate di deliziosi concentrati di sapori spontanei e ne godiamo. Io ero intimorita dal rafano con grande sorpresa impercettibile e dosato alla perfezione. Loro continuano a non parlare. Significherà qualcosa?
Intervalliamo l’estasiante esperienza con un sorso di vino e ne decantiamo la caratteristica sapidità. Nicola, il Maitre ascolta per caso le nostre parole e ci propone una degustazione alla cieca di un altro vino. Wow, possiamo anche giocare! Ci serve tre calici di un vino bianco di un giallo più evidente rispetto al nostro e ci sfida ad indovinare di cosa si tratta.
Riesling della Mosella del 1976
Un enologo, un appassionato di vino ed una sorseggiatrice incompetente si dilettano nell’Olimpiade del Wine Tasting. E’ molto profumato e in bocca è pieno, leggermente dolciastro con una punta di acidità tale da equilibrarne in gusto. Dopo l’assaggio ne rimane una punta di caramello, insomma in poche parole favoloso. Ovviamente sembra più vecchio rispetto al Riesling 2008 ma non avremmo mai pensato così tanto. Nicola ci svela il mistero. Trattasi di un Riesling non Trocken ma della stessa zona del nostro, annata 1976. Una rivelazione!
Ancora meravigliati per l’inatteso evento veniamo piacevolmente sopraffatti dal nostro primo piatto: per me Vermicelli di grano duro con olive Nolche, pomodorini canditi e origano di Vendicari all’olio nuovo Affiorato di Mancianti mentre per i ragazzi, Vermicelli di grano duro di Cavalieri al cipollotto e peperoncino fresco al filo d’olio e basilico ligure.
Vermicelli di grano duro di Cavalier al cipollotto e peperoncino fresco al filo d'olio e basilico ligure
Nuovamente silenzio. Non posso descrivervi il vermicello cotto al punto giusto amalgamato col gusto leggermente amarognolo delle olive Nolche e il dolciastreo dei pomodorini canditi oltre al gradevole pizzicorino dell’olio nuovo quindi voglio parlarvi dell’amico Bruno.
Da sinistra: Tiziano Vistalli e Bruno Gervasoni
Bruno è l’amico di sempre di Tiziano. E’ la persona con cui hanno condiviso i momenti più belli dell’adolescenza, i più scanzonati. E’ l’amico sempre disponibile al gioco, al riso, al pianto. Amori trovati, persone care perse per sempre, amici dispersi, lui è sempre lì. E’ una delle persone più burlone che io conosca. Poche volte mi è capitato di vederlo serio o arrabiato e non per superficialità ma per quel suo aspetto caratteriale che lo identifica come l’amico ideale. L’ho conosciuto dieci anni fa e da allora ci siamo sempre scrutati, in competizione per le stesse attenzioni. Oggi rispettiamo i nostri spazi, ci vogliamo bene e condividiamo alcune goliardiche passioni. Raro quasi quanto ritrovarsi a cena in un ristorante stellato e avere la sensazioni di trovarsi a casa tra amici.
Nell’attesa di ricevere il sencondo piatto Aimo ci raggiunge nuovamente ma con una gradita sopresa: un appetitoso piattino con alcune fette di rigatino di cinta senese leggermente affumicato talmente delicato da sciogliersi in bocca."Assaggiate questa leccornia", dice e noi non ci facciamo pregare.
La mia cena volge quasi al termine ma per gli amanti del brivido è giunta l’ora del secondo. In realtà due, come previsto dal Menù Degustazione: Fantasie di pesci alle erbe aromatiche su passatina di fagioli di Controne profumati all’alloro fresco e Trippa di Bue di Carrù con ceci delle Murge al profumo di finocchio selvatico. Tutti questi profumi mi hanno stordito ma resisto per assaporare il dolce.
Percepisco il loro mancamento sulla Fantasia di pesci e capisco il loro sacrificio. Dai loro volti  traspare entusiasmo. Sono letteralmente rapiti dalla cucina di Aimo.
Finalmente il momento che attendevo. Il dolce. Non puoi mai giudicare un ristorante finchè non hai delibato il dessert.
Io ho ordinato un Soufflè alla liquirizia pura Amarelli con una crema gelato di amarene mentre per loro era previsto Bacio croccante alle nocciole Tonda Gentile delle Langhe farcito con creme ai marroni di Cuneo e al gianduia. A quel punto non potevo trattenermi. Ho aspettato che Aimo venisse al tavolo e senza prendere fiato ho detto: "Questo dolce merita la cena". Ed era proprio vero. Non ho voluto nemmeno assaggiare la pasticceria anti-caffè per non deturpare la piacevole sensazione che padroneggiava al mio palato.
Noi non dimentichiamo!
Che serata favolosa. Lasciare questo luogo di piacere gustativo e di amabile compagnia ci è dispiaciuto molto ma noi non dimentichiamo e segneremo sulla nostra cartina dei luoghi degni di stima, un piccolo puntino su Via Montecuccoli 6 a Milano. Auguri Bruno, Buon Compleanno!

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