![]() |
Logo rubrica di Monica Brini |
![]() |
Logo del ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia |
L’ingresso del ristorante sembra anonimo se non fosse per
quei coloratissimi dipinti di Paolo Ferrari che accompagnano le mura adiacenti la porta di accesso. Surreali e post-moderni, caratterizzano ampiamente anche gli
ambienti interni.
Suoniamo il campanello e subito siamo accolti dal sorriso
contagioso di Stefania, direttore e figlia di Aimo e Nadia. Elegante e
raffinata padrona di casa, con estrema calma e gentilezza ci conduce al nostro
tavolo, in precedenza prenotato. Non siamo vestiti eleganti, d’altronde veniamo
da una gita turistica ma ci sentiamo comunque subito a nostro agio. L’ambiente
è sobrio impreziosito, al pari di una galleria d’arte moderna, dalle grandi
tele dell’artista già menzionato, amico del proprietario.
Dipinto di Paolo Ferrari all'ingresso del ristorante |
Ci accomodiamo, siamo in tre. Vicino a noi una coppia
insolita, difronte, una famiglia benestante la cui figlia ha integrato per l’occasione
il giovane fidanzatino al primo approccio con un babbo turbato e incuriosito.
Ci portano il menù e già assaporiamo il cibo al solo suono
delle parole lette ...tiepida al fumo di zucchero..., ...profumato alla lavanda con
ceci delle Murge... Un poema dalle sensazioni olfattive, fino all’epilogo degno di un’esplosione degustativa senza eguali. Ci prendiamo il nostro tempo per
decidere, non poco in realtà. Nel frattempo viene a porgerci il benvenuto
Nicola, il Maitre anche lui socievole e sorridente, avanzerei un simpatico e
ci porge un piccolo prologo o entrèe, che dir si voglia, per stuzzicare la
nostra fantasia gustativa nel tentativo di sollecitare la nostra scelta. Ha
funzionato. Siamo pronti ad ordinare. Io ordino un antipasto e un primo mentre
i due Men in Tasting, Tiziano e Bruno, si affidano entrambe al menu
Degustazione Classico. Ora è il turno del Sommelier al quale ordiniamo una
bottiglia di Riesling Trocken del 2008 della regione Mosella in Germania.
Finalmente possiamo iniziare la nostra avventura culinaria a casa di Aimo. Il
pane è senza ombra di dubbio fatto da loro, profumato, morbido e croccante che
assaggiamo con un filo di Olio di Nocellara del Belice, proposto dal nostro
amico Nicola.
Torniamo all’entrèe: Sugo di pomodoro e capperi di
Pantelleria con assaggio di chele di scampo e guanciale di dentice. Non sono
certa di potervi descrivere l’equilibrio di questo piccolo paradiso terrestre
ma da subito emerge la filosofia della cucina di Aimo: ingredienti poveri e
genuini, rispetto delle tradizioni ed un pizzico di azzardo.
Che soave oblio! In piena estasi siamo raggiunti da Aimo in
persona che si presenta a noi con fare paterno e serafico. Aimo è una persona
che solo guardandolo ti trasmette la sua passione per un lavoro di grandi
sacrifici. Sembra un nonno, saggio e ben tornito che racconta ai suoi nipoti la
favola dei “Segreti dello Chef”. In effetti sembra proprio il protagonista
della mia fiaba “Agata e i segreti dello chef” che prima o poi metterò in rete.
Non avrei mai detto ma Aimo è Toscano, originario di Pescia. Anche se giunge a
Milano giovanissimo, l’accento lo inganna e quando sorride i suoi occhi si
stringono, trasmettendo gioia e buon umore. Se fosse un bambino si direbbe “ha
l’occhio birichino”. Ci parla della sua terra e di come ha coltivato la voglia
di lavorare le materie prime che vi provengono. Quando si dice bisogna cucinare
con il cuore, quando si dice la cucina deve emozionare, quando si dice la
qualità delle materie prime fanno la differenza, qui a casa di Aimo e Nadia hai
la netta sensazione che tutto ciò sia vero.
Aimo ci lascia per occuparsi dei numerosi clienti che
occupano i tavoli a fianco. Nel frattempo ecco Stefania che ci porge i nostri
antipasti: per me Verdure da amare: radicchio rosso tardivo, puntarelle,
sedano, lampascioni, rape rosse, taleggio a latte crudo e rafano mentre per il
Club dei degustatori, Anatra muta tiepida al fumo di zucchero di canna, con
melone giallo d’inverno, cous cous di semola e salsa di melagrana e zenzero.
Per i primi cinque minuti vige il silenzio. Assembliamo piccole forchettate di
deliziosi concentrati di sapori spontanei e ne godiamo. Io ero intimorita dal
rafano con grande sorpresa impercettibile e dosato alla perfezione. Loro
continuano a non parlare. Significherà qualcosa?
Intervalliamo l’estasiante esperienza con un sorso di vino e
ne decantiamo la caratteristica sapidità. Nicola, il Maitre ascolta per caso le
nostre parole e ci propone una degustazione alla cieca di un altro vino. Wow,
possiamo anche giocare! Ci serve tre calici di un vino bianco di un giallo più
evidente rispetto al nostro e ci sfida ad indovinare di cosa si tratta.
Un
enologo, un appassionato di vino ed una sorseggiatrice incompetente si
dilettano nell’Olimpiade del Wine Tasting. E’ molto profumato e in bocca è
pieno, leggermente dolciastro con una punta di acidità tale da equilibrarne in
gusto. Dopo l’assaggio ne rimane una punta di caramello, insomma in poche
parole favoloso. Ovviamente sembra più vecchio rispetto al Riesling 2008 ma non
avremmo mai pensato così tanto. Nicola ci svela il mistero. Trattasi di un
Riesling non Trocken ma della stessa zona del nostro, annata 1976. Una
rivelazione!
Riesling della Mosella del 1976 |
Ancora meravigliati per l’inatteso evento veniamo
piacevolmente sopraffatti dal nostro primo piatto: per me Vermicelli di grano duro
con olive Nolche, pomodorini canditi e origano di Vendicari all’olio nuovo
Affiorato di Mancianti mentre per i ragazzi, Vermicelli di grano duro di
Cavalieri al cipollotto e peperoncino fresco al filo d’olio e basilico ligure.
Nuovamente silenzio. Non posso descrivervi il vermicello cotto al punto giusto
amalgamato col gusto leggermente amarognolo delle olive Nolche e il dolciastreo
dei pomodorini canditi oltre al gradevole pizzicorino dell’olio nuovo quindi
voglio parlarvi dell’amico Bruno.
![]() |
Vermicelli di grano duro di Cavalier al cipollotto e peperoncino fresco al filo d'olio e basilico ligure |
Da sinistra: Tiziano Vistalli e Bruno Gervasoni |
Bruno è l’amico di sempre di Tiziano. E’ la persona con cui
hanno condiviso i momenti più belli dell’adolescenza, i più scanzonati. E’
l’amico sempre disponibile al gioco, al riso, al pianto. Amori trovati, persone
care perse per sempre, amici dispersi, lui è sempre lì. E’ una delle persone
più burlone che io conosca. Poche volte mi è capitato di vederlo serio o
arrabiato e non per superficialità ma per quel suo aspetto caratteriale che lo
identifica come l’amico ideale. L’ho conosciuto dieci anni fa e da allora ci siamo
sempre scrutati, in competizione per le stesse attenzioni. Oggi rispettiamo i
nostri spazi, ci vogliamo bene e condividiamo alcune goliardiche passioni. Raro
quasi quanto ritrovarsi a cena in un ristorante stellato e avere la sensazioni
di trovarsi a casa tra amici.
Nell’attesa di ricevere il sencondo piatto Aimo ci raggiunge
nuovamente ma con una gradita sopresa: un appetitoso piattino con alcune fette
di rigatino di cinta senese leggermente affumicato talmente delicato da
sciogliersi in bocca."Assaggiate questa leccornia", dice e noi non ci facciamo pregare.
La mia cena volge quasi al termine ma per gli amanti del
brivido è giunta l’ora del secondo. In realtà due, come previsto dal Menù
Degustazione: Fantasie di pesci alle erbe aromatiche su passatina di fagioli di
Controne profumati all’alloro fresco e Trippa di Bue di Carrù con ceci delle
Murge al profumo di finocchio selvatico. Tutti questi profumi mi hanno stordito
ma resisto per assaporare il dolce.
Percepisco il loro mancamento sulla Fantasia di pesci e
capisco il loro sacrificio. Dai loro volti traspare entusiasmo. Sono letteralmente rapiti dalla cucina
di Aimo.
Finalmente il momento che attendevo. Il dolce. Non puoi mai
giudicare un ristorante finchè non hai delibato il dessert.
Io ho ordinato un Soufflè alla liquirizia pura Amarelli con
una crema gelato di amarene mentre per loro era previsto Bacio croccante alle
nocciole Tonda Gentile delle Langhe farcito con creme ai marroni di Cuneo e al
gianduia. A quel punto non potevo trattenermi. Ho aspettato che Aimo venisse al
tavolo e senza prendere fiato ho detto: "Questo dolce merita la cena". Ed era
proprio vero. Non ho voluto nemmeno assaggiare la pasticceria anti-caffè per
non deturpare la piacevole sensazione che padroneggiava al mio palato.
Noi non dimentichiamo! |
Che serata favolosa. Lasciare questo luogo di piacere
gustativo e di amabile compagnia ci è dispiaciuto molto ma noi non
dimentichiamo e segneremo sulla nostra cartina dei luoghi degni di stima, un
piccolo puntino su Via Montecuccoli 6 a Milano. Auguri Bruno, Buon Compleanno!
Commenti
Posta un commento