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LONDRA: London Eye, futuristica espressione.


Non parlerò della magnificienza di quest’opera architettonica imponente e perfettamente integrata con gli edifici storici che la circondano, non parlerò della titanica impresa di costruzione di un moderno simbolo emblema oggi dell’integrazione europea di questa raffinata metropoli ma vi racconterò semplicemente il mio viaggio a bordo della “London Eye” amichevolmente chiamata “Millenium Wheel”, astronave parcheggiata sul fiume Tamigi sempre pronta all’immediato decollo per paesi sconosciuti. Lo Skyline di Londra non è più lo stesso da quando nell’Ottobre del 1999 venne innalzata la ruota panoramica con trave a sbalzo più alta del mondo. Il design dell’immensa ruota a raggi è tipicamente inglese, essenziale e ricercato e rappresenta una porta di passaggio dal vecchio al nuovo secolo, uno Stargate.

Passeggiando per la città hai la sensazione di vederla ovunque. Ti spunta qua e là tra un palazzo e una fontana e quando pensi sia finalmente sparita dal tuo obiettivo, eccola di nuovo apparire sulla foto appena scattata. Una presenza costante ma silenziosa che accompagna il tuo girovagare. Un gigantesco punto informazioni.

L’idea di non avere, per un tempo apparentemente indeterminato, i piedi per terra, non mi accompagna. Non amo volare in aereo, quando prendo la funivia rimango in apnea per l’intero percorso, evito per quanto mi è possibile ponti lunghi e sospesi, pertanto vi garantisco che salire sulla “London Eye” non è mai stata una mia priorità. D’altronde non puoi assolutamente essere a Londra e non salire sul portabandiera della città che ti ospita. Sarebbe come essere a Parigi e non salire sulla Torrei Eiffel, essere a New York e non salire sull’Empire State Building, essere a Sydney e non godere di un concerto all’Opera House. Non ho scelta, devo andare.

La giornata è perfetta, limpida, assolata e priva di vento. Immagino subito di dover affrontare una lunga coda in attesa del mio turno. Mi sbaglio, non c’è quasi nessuno. Un veloce percorso a biscione e in meno di cinque minuti mi trovo davanti ad una cabina che lentamente si anuncia come se volesse rassicurarmi o rapirmi. Un gentile signore si accorge del mio evidente timore e mi regala un bel: “Don’t worry madame.”Dice bene lui, tanto salgo io.
Veduta verso Nord.
Ho le palpitazioni ma una forza superiore mi spinge all’interno dell’ovulo trasparente che per i prossimi trenta minuti solleverà il mio corpo fino all’apice di 135 metri da terra. La forza superiore è mio marito che insieme a mia figlia si burlano del mio essere terrorizzata. Beata incoscienza.
Veduta verso Sud.
La ruota gira talmente lenta, 0,26 metri al secondo, da sfumare la mia speranza di soffrire per poco. Il piccolo involucro trasparente inizia inesorabile la sua alzata verso il cielo. In principio, pur avendo la macchina fotografica al collo pronta allo scatto facile, ho tenuto gli occhi serrati e le mani agganciate alla panca centrale poi, piano piano mi obbligo a guardare e a guardare e a guardare sempre più affamata di panorama. Da quel momento vivo spalmata al vetro per i 28 minuti che susseguono. Sospesa sopra la città, indifesa, in balia di una megastruttura dal cuore d’acciaio.
Veduta verso Est.

Cuore d’acciaio con un’anima regale. Il panorama sottostante, fatto di piccoli palazzi, macchie verdi e impercettibili pulman rossi che si muovono su invisibili stradine, sembra quasi genoflettersi alla presenza del Re Mr Wheel I.

Big Ben e Palazzo del Parlamento in primo piano.
Dietro, la Cattedrale di Westminster.
Dalla vetta più alta la vista è appagante e copre a 360° l’intera città e oltre. A Nord riconosco la Stazione di Charing Cross che fuoriesce sul Golden Jubilee Bridges, la BT Tower, il British Museum proprio in fondo dietro al Covent Garden fino alla splendida struttura della Somerset House; a Sud la vista è calamitata dal Big Ben e dal Palazzo del Parlamento oltre che dall’Abbazia di Westminster fino alla vecchia centrale termoelettrica di Battersea; ad Est sotto di me si allarga comodamente la Waterloo Station mentre all’orizzonte si innalzano la Tower 42 e la Torre della Swiss Re anticipate all’occhio dalla Tate Modern Gallery, mentre leggermente più a sinistra si distingue la Cattedrale di St.Paul; ad Ovest c’è il potere. Il Ministero della Difesa, Downing Street, dimora del Primo Ministro, la Horse Guards, quartier generale dell’esercito britannico, il Whitehall e al centro di un’invadente macchia verde, Buckingham Palace, Harrods, Hyde Park e lo Stadio di Wembley.
Mi sposto da una parte all’altra scattando numerose foto per timore di perdere anche un solo centimetro di quella magnificienza.
Trenta minuti sono letteralmente volati. Non voglio più scendere, non ho più paura, lasciatemi qui a godere del tramonto e della notte con la fantastica miriade di piccoli lucine.
Niente da fare, la stessa forza che mi ha spinto a salire, con maggior convinzione mi ha trascinato all’uscita.

Mi allontano dalla smisurata ruota a raggi. Mi giro e mi rigiro per controllare che ci sia ancora e mi sento ripagata dalla sua presenza costante e protettiva.

Arrivederci Mr Wheel, see you next time.
Monica Brini

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