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MILANO INASPETTATA: colta, goliardica e rasserenante

Il Duomo di Milano 27/12/12 h.17,30. Foto da Iphone
Ti capita di andare a Milano per lavoro. La fiera, la riunione, il meeting, il corso di aggiornamento. Sempre di corsa: arrivi in stazione ti catapulti fuori senza nemmeno alzare lo sguardo; ti aspettano i colleghi; sali in auto e non riesci nemmeno per un istante a percepire la città. Sei subito in ufficio, un pranzo fugace nel baretto di sotto, una serata a discutere di pianificazione e l’indomani sei nuovamente al binario. Il treno parte, esce dalla stazione e ti accorgi che piove e il cielo è grigio e nebbioso.
“Wow, certo che a Milano corrono proprio tutti e poi come fanno a vivere con questo tempo!”
Con queste poche parole sei riuscita a liquidare una città che risale al lontanissimo VI secolo a.c. La città di Arcimboldo, Caravaggio, Enzo Jannacci, Alessandro Manzoni, Papa Pio IV, Pietro Verri, dissipata in pochi vocaboli, perdipiù negativi.
Poi, la tua vita cambia. Così un giorno decidi di visitare Milano.
Prendi il treno e arrivi in stazione centrale inaspettatamente puntuale. Scendi, subito alzi gli occhi e ti stupisci della sensazione che provi. E’ come se la porta di uscita del treno fosse un passaggio nel tempo.
Milano. Stazione Centrale 1° Luglio 1931. Giunto il primo treno proveniente da Bergamo. Numerosi i passeggeri. Tra loro abbiamo riconosciuto una nota scrittrice in città per un periodo di vacanza.
Lo stile architettonico non è proprio definito. Un misto di Liberty e Art Decò con alcuni particolari che ricordano l’imponenza dei monumenti romani.
Sembra di essere sul set di un film storico con la differenza che la gente trascina valige telecomandate e nessuno escluso ha un cellulare in mano. Cerchiamo la Metropolitana. In realtà non avevo idea che ci fossero ben tre linee di Metropolitana a Milano e che fossero per lo più, efficienti. Non sono sicura però che i passeggeri condividano questa mia fantasia.
Cerchiamo la Linea Verde e faticosamente riusciamo a salire in vettura nella giusta direzione, Famagosta. Dopo solo quattro fermate eccoci a Lanza. Oggi è il 27 dicembre e l’intera città gode di una veste festosa, luminosa e accogliente. La nostra giornata di visita parte da Brera. Via Pontaccio poi giro alla mia destra ed entro in Via Brera. Per una non cittadina come me, entrare in questo pittoresco quartiere, è rassicurante. Ho subito pensato: Qui potrei tranquillamente viverci. Gallerie d’arte, negozietti curiosi, botteghe per artisti, baretti e caffè letterari ovunque, piazzette curatissime, negozi di antiquariato. E’ tutto molto raffinato, bohemien. Infine, lei, l’Accademia di Belle Arti. La culla dell’arte a Milano dalla fine del 1700. Adiacente troviamo la Pinacoteca di Brera. C’è una mostra: “Brera incontra Pushkin”. Una selezione di opere di Cèzanne, Gaugin, Monet, Matisse, Renoir, Picasso, Rousseau e Van Gogh provenienti dalle collezioni del Museo Pushkin di Mosca.
Entriamo senza pensarci due volte. Biglietto, Pinacoteca più Mostra € 12.


Solo le collezioni della Pinacoteca hanno catturato la nostra attenzione per quasi due ore. Il contesto è monumentale e conserva opere esemplari e significative provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi, per volere di Napoleone. Da non perdere la vista sul salone della Biblioteca visibile dalla sala I. Bramante, Bellini, Tintoretto, Raffaello, Piero della Fracnesca, Caravaggio e molti altri. 
Il Bacio - Hayez (Pinacoteca di Brera)
Inoltre vi garantisco che non passerete indenni davanti al Bacio di Hayez o al Cristo Morto del Mantegna. L’ora successiva l’abbiamo dedicata alla collezione Pushkin tuttavia non sarei più uscita. Mi sentivo a mio agio, circondata da illustri artisti ma la giornata è ancora lunga.
Abbiamo un leggero languorino. Sono le due passate e a fatica mi sorreggo in preda ad attacchi di svenimento per mancanza di cibo. Direzione Duomo. La Piazza, al cospetto della maestosità del Duomo, sparisce. Anche se attanagliati dalla fame decidiamo di entrare in Chiesa per omaggiare questa mastodontica e affascinante struttura. Appena entri ti senti insignificantemente piccolo davanti a tanta bellezza. Provo ad immedesimarmi nella gente di Milano all’epoca dell’inizio della posa della prima pietra, anno 1386.
“Sì guarda, quello è l’Arcivescovo da Saluzzo. Che sta facendo?” L’Arcivescovo con fare teatrale di rivolge al popolo gridando: “Qui, proprio qui nascerà il Duomo di Milano e sarà la Chiesa più importante d’Italia.” Passarono almeno 400 anni e ci volle l’impegno di circa 60 architetti prima di vedere il Duomo di oggi ma questo L’Arcivescovo non lo saprà mai. Un giorno qualunque del 1813 passò dalla Piazza il solito fornaio, mattiniero e frettoloso. Alzò distrattamente lo sguardo in direzione della facciata del Duomo e con aria sorpresa disse: “E’ finito. Il Duomo è finito.”
E’ finita anche la nostra autonomia. Decidiamo di andare all’ultimo piano della Rinascente e, perché no, tentare un Sushi da MySushi. Forse il più famoso Sushi di Milano se non altro per la posizione panoramica che occupa.
MySushi - La Rinascente Milano - Tapis roulant
MySushi - Avevamo proprio fame.
Gli spazi sono un po’ strettini ma il tapis-roulant, vedi, scegli e gusta è divertentissimo. Decine di sushi, sashimi sempre freschi pronti da scegliere. Attenzione però: hai l’impressione di non mangiare nulla o poco più  ma i piattini si accumulano e alla fine il conto aumenta. Sono le 16,30.
A questo punto, abbiamo riempito la voraggine interna e possiamo tornare sul campo a goderci le luci natalizie della città. Non c’è moltissima gente in giro questo ci garantisce una piacevole scorazzata tra le note vie del quadrilatero della moda. 
Galleria del Corso con addobbo natalizio.
Via Montenapoleone, Via della Spiga, Galleria del Corso non hanno più segreti per noi. Non è freddo. Non ci credo nemmeno io ma non abbiamo comprato nulla. Sarebbe stato un eccesso in una giornata già così piena di eventi. Tra l’altro il bello deve ancora arrivare. E’ il compleanno di un nostro caro amico e decidiamo di festeggiarlo come merita in un Ristorante di Milano due stelle Michelin. Se siete curiosi di sapere quale, vi consiglio di leggere il prossimo post.
Milano, val bene una cena!

Monica Brini

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