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J.D.SALINGER: en petite mystere

J.D. Salinger disegno di M.Brini

Metti una sera di mezza estate a Firenze. Una piazza, S.S. Annunziata, il clima giusto, direi inconsueto in questo periodo, un gruppo di persone nutrito e diverso. Persone alternative, innovative, passionali. La sola cosa che le avvicina è la curiosità di conoscere il Mistero del Giovane Holden. Di fronte a noi alcune sedie, uno schermo gigante e una grande rassegna cinematografica “Born to be a writer” integrata nel “Festival dei Popoli”, un festival internazionale del film documentario.
Quello che tutti noi, amici per caso, ci aspettiamo, è un viaggio alla scoperta dei grandi scrittori che hanno fatto la storia della letteratura mondiale, così come promesso.
Questa sera proiettano Salinger-Il Mistero del Giovane Holden di Shane Salerno, quindi siamo nel posto giusto.
Seduti scomodamente sulle gradinate della meravigliosa Loggia dei Servi di Maria, attendiamo l’inizio del film ripensando all’ormai lontano periodo liceale quando l’austera prof d’italiano ci obbligò a leggere "Il Giovane Holden". Ovviamente non ne ricordo nemmeno il più insignificante paragrafo ma ho come la sensazione che abbia fatto parte della mia vita da sempre.
Sarà forse per il fatto che l’assassino di John Lennon aveva una copia del libro in tasca durante l’omicidio o forse perché in qualche modo sento di condividere la ribellione alle convenzioni sociali che torturava Mr Caulfield fin dall’adolescenza?
Locandina ufficiale del Film uscito il 20 maggio 2014
Il film è in lingua originale con i sottotitoli in italiano. Ciò significa che, o sei madre lingua, o la tua attenzione è catturata per i prossimi 120 minuti. Al mio fianco qualcuno si è sdraiato e da qualche minuto russa in maniera assordante, qualcuno ha steso una piccola tovaglietta e sta improvvisando una cenetta intima, qualcuno è arrivato ultradotato di cuscini e spray anti zanzare.
Che il Signor J.D. Salinger divenne famoso con l’uscita nel 1951 di “The catcher in the rye” lo sappiamo tutti. Che fosse un personaggio stravagante potevamo solo immaginarlo. Ora ne abbiamo la certezza.
Dietro quel sorrisino ambiguo di uomo impertinente, si cela l’animo di una persona non comune, estremamente tormentata con una leggera vena di ingenua follia.
Se conosci il Giovane Holden conosci J.D. Salinger e viceversa.
La sua fu una vita veramente vissuta al limite di sbalzi emotivi devastanti. Di origine ebraica, benestante nella New York degli anni 30 fino a quando, il suo carattere sovversivo gli procurò non pochi guai. La conseguenza fu un foglio di via per l’Accademia Militare dove iniziò a scrivere i suoi primi racconti.
Il suo desiderio più grande era poter essere pubblicato dal "The New Yorker". Come lo capisco. Inviò i suoi racconti decine di volte e ricevette sempre un rifiuto ma non si perse mai d’animo. Mi ricorda qualcuno. Voleva assolutamente pubblicare le sue storie sul "The New Yorker" ed era disposto a tutto per farlo. La sua determinazione nell’ottenere ciò che desiderava lo portò a servire sotto le armi durante la seconda guerra mondiale. Il suo primo incarico da militare fu lo sbarco del D-Day. Da uno che vuole il massimo direi che più di così non poteva avere. Invece ebbe molto di più. Fu assegnato al controspionaggio e fu tra i primi soldati ad entrare in un campo di concentramento nei pressi di Dachau. Le immagini del documentario a questo punto scorrono senza audio perché non ci sono parole, non ci sono commenti. Solo un breve scritto tratto da una lettera alla figlia negli anni successivi: È impossibile non sentire più l'odore dei corpi bruciati, non importa quanto a lungo tu viva. Tutto ciò lo turbò a tal punto da infliggergli una ferita emotiva incontenibile. Cadde in depressione e fu necessario un lunghissimo periodo di riabilitazione alla vita normale o disintossicazione da eccessivo nazismo. Continua a scrivere. A questo punto il documentario si concentra anche sulla sua vita sentimentale decisamente bizzarra. D’altronde che avesse l’occhio da ragazzaccio era evidente che non corrispondeva alla sua fragilità interiore lo abbiamo scoperto poi. Un misantropo quale lui era, disincantato e sfiduciato non poteva che cercare di raccogliere fiori appena sbocciati in modo tale da poterli coltivare con cure incontaminate e poi goderne a maturazione avvenuta. Così fece e fece e fece fino alla fine dei suoi giorni.
Finalmente riuscì ad incantare il "The New Yorker" con uno dei suoi racconti, “Un giorno ideale per i pescibanana” che lo pubblicò e diede inizio al caso letterario del secolo. Improvvisamente in uno dei suoi racconti spuntò Holden Caulfield, un personaggio decisamente auto biografico. Mr Salinger pensò che Holden meritasse un romanzo tutto suo e iniziò a scrivere. Quello fu il periodo in cui partì per la guerra e si portò con sé il giovane Holden. Scrisse occupando tutti i rari momenti di non battaglia. Durante l’avanzata conobbe Ernest Hemingway che lesse i suoi scritti e ne rimase molto colpito. Quando si dice la persona giusta al momento giusto. Insomma dopo la guerra, il rientro negli Stati Uniti, poi la fase depressiva e la riabilitazione e infine nel 1951 uscì "Il Giovane Holden".

Ultima edizione con nuova traduzione di Matteo Colombo
Fu subito un grande successo ma nessuno si poteva aspettare che diventasse il libro simbolo degli anni 60. Così fu. D’altronde ditemi quale adolescente al mondo non ha vissuto una fase di ribellione nella propria vita. 65 milioni di copie vendute. Tutti lettori che in qualche modo hanno ritrovato una parte di sé tra le righe di un libro, quel libro. E’ proprio vero che basta un libro, quello giusto, per cambiarti la vita. La sua senza alcun dubbio.
A questo punto del documentario ero talmente rapita dalla storia che mi sembrava di aver partecipato a gran parte di quei momenti. Ribelle, ce l’ho; caparbio, ce l’ho; sognatore, ce l’ho. Ho un sacco di affinità forse ho qualche speranza. Lui diceva che se vuoi essere un buon scittore devi scrivere di ciò che conosci per poter trasmettere tutta la tua passione. Ce l’ho. Il risultato però fu per lui una fuga. Non poteva e non voleva sostenere tanta fama. Rivoleva la sua vita. Lascia NY e si rifugia, nel vero senso della parola, nel New Hampshire. Da quel momento in poi diventa impossibile vederlo, incontrarlo, intervistarlo. Venne accusato di aver manipolato una generazione intera dopo i fatti di Lennon e Regan e lui si difese affermando di essere solo uno scrittore di fiction. Ebbe molte donne, tutte molto giovani, anche molto più giovani di lui. Nel suo palmares compare anche una moglie tedesca conosciuta durante la guerra che se ne andò dopo soli otto mesi. Forse perché non fu mai accettata dalla famiglia ebrea o forse chissà per quale oscuro motivo. Il mistero di lui cresce, la sua fama anche e il mito si plasma.L’ultima sequenza di immagini del film lo ritraggono in jeans, scarpe da tennis, capelli bianchi in apparente buona forma fisica che sale in auto con al suo fianco un’ultima giovane donna. Sorride Sembra sereno, finalmente. Così finisce il documentario del più grande adolescente sovversivo di tutti i tempi.
L’applauso fu spontaneo e appena si accesero le luci attorno alla platea mi accorsi di quanti adepti ci fossero. Di ogni età, di ogni estrazione sociale, di ogni cultura, tutti lì, tutti insieme per cercare di capire quale mistero ci fosse dentro questo piccolo libro dal grande potere. Ritornare acerbo per il tempo di una lettura è quanto ho guadagnato questa sera scoprendo quanto sia bella la semplicità di un racconto vero. Oggi spesso si pensa che la stranezza, l’estremismo dei toni, la stravaganza nelle storie sia la chiave di un libro di successo dimenticando la sobrietà di contenuti di grandi autori come Mark Twain, lo stesso Salinger, Hemingway, Pirandello e molti altri che hanno veramente segnato passi indelebili nella nostra memoria. Basta libri di autori improvvisati spinti solo da fama mediatica, basta finte parole, finti contenuti, c’è bisogno di più vita che valga la pena essere raccontata, di più verità così com’è, pura e cruda.
La morale: vivi ovvero partecia attivamente alla tua vita; sogna il più possibile cercando di realizzare ii tuoi sogni; non farti riempire la testa dalle idee degli altri ma creane di tue; sostieni e custodisci i tuoi ideali, se li trovi; se ne hai le capacità scrivi perché forse anche tu sei "Born to be a writer". Ce l’ho!
Locandina della rassegna

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