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COLLIONIZZATI IN #FRIULI di Monica Brini


“Vedrai che ci divertiamo!”
Questo è l’elogio estremo di mio marito tutte le volte che si infossa nel tentativo di convincermi ad intraprendere viaggi apparentemente inaffrontabili.
“Allora, scendi con la macchina a Scandicci, parcheggi non so dove poi prendi il Tramvia che ti porta in stazione. A quel punto hai subito la Freccia Rossa ma siccome è diretta a Milano devi scendere a Bologna. Lì puoi prendere un altro treno per Verona, accertati che sia diretto. Io ti aspetto alla stazione di Verona con l’auto e andiamo dritti dritti a Gorizia. Dopodichè in dieci minuti siamo a San Floriano del Collio.”
Avete capito bene: “.. in soli dieci minuti siamo a San Floriano.” Non importa se prima dovrò sopportare un viaggio di circa dieci ore per percorrere poco meno di 400 chilometri con solo 35° all’ombra.
In realtà questo viaggio non mi sembrava così allettante. Ho bofonchiato un po’, anzi molto ma ho ceduto, in parte.
Come potete immaginare, benchè tentata, ho dovuto rinunciare al piano di spedizione da lui proposto e comodamente seduta al volante della mia auto dove l’aria condizionata alleviava la mia ansia, cullata dalla coinvolgente voce di Danny O’Donoghue, ho raggiunto Conegliano e mio marito in due ore e quaranta minuti.
La nostra gita del fine settimana prevedeva una sosta a Susegana per visitare la Cantina Collalto ma questa è un’altra storia.
Veduta del Collio da San Floriano

Raggiungere il Collio, questo piccolo lembo di terra al confine con la Slovenia, sembra essere un’impresa apocalittica. Così lontano, così estremo, al limite per certi aspetti, piacevolmente paradossale.
Giunti a Gorizia ci è chiaro che la lingua ufficiale ha subìto dei corposi aggiustamenti. Sembra una città sospesa dove si respira l’atmosfera tipica dei luoghi di confine. Cartelli stradali in due lingue, italiano e sloveno. Postazioni di controllo di frontiera abbandonati. Un muro che divide in due la città. Culture diverse che oggi convivono sovrapponendo le loro esperienze con naturalezza e semplicità.
Saliamo di qualche chilometro e subito ci rendiamo conto della magnificienza del panorama che lentamente si apre ai nostri occhi ma è solo dal belvedere di San Floriano del Collio che veniamo rapiti dalle dolci colline che degradano posando il loro lembo estremo sulla pianura friulana che a sua volta si distende fino a raggiungere il mare.
Robert Princic, Mauro Bettoni e Tiziano Vistalli sul belvedere di San Floriano

Qui siamo accolti da Robert Princic, viticultore per scelta nonché vice-sindaco per vocazione di questo piccolo ma valoroso paese. Robert rappresenta la nuova generazione di un popolo che fino a pochissimi anni fa viveva con il timore di passeggiare troppo oltre. Oggi il Collio è una terra nuova, tutta da scoprire, finalmente senza confini, ricca e misteriosa.
Passeggiamo insieme lungo le ripide vie del paese. Mentre Robert scambia qualche parola amichevole in sloveno con i  suoi concittadini, noi ci accorgiamo che San Floriano si sta preparando per un grande evento, il Festival della Musica Folk Slovena alla sua 41°edizione.
In realtà non capiamo bene di cosa si tratta ma l’intero paese sembra in fermento. Ne deduco che sia un appuntamento importante e mi prenoto per la serata.
I miei compagni di viaggio mi ricordano che la nostra non è una gita di piacere ma bensì di lavoro.
L’obiettivo è visitare due cantine prima di sera e degustarne i vini. Un lavoro veramente pesante.
Non sono un’esperta di vino come loro ma mi riconoscono delle qualità di percezione olfattiva di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza.
Dopo un pranzo fugace da Luka a Giasbana, una piccola frazione di San Floriano, puntiamo verso la cantina di Edi Keber nella campagna circostante Cormons, dove ci aspetta Kristian il figlio erede passionale e determinato dell’impero vinicolo di famiglia.
Vigneti della Cantina Edi Keber di Cormons

La storia di questa cantina è tangibile. Si percepisce dalla dedizione, dall’umiltà, dalla solida convinzione delle potenzialità del proprio terreno radicate solo da chi, come loro, vive da 350 anni in funzione della maturazione delle uve.
Kristian ci accompagna nei vigneti e ci narra con padronanza ed estrema chiarezza le differenze tra i vari terreni in funzione delle coltivazioni. La descrizione della ponka, questo particolare terreno che caratterizza il Collio, mi ha incuriosito a tal punto che prima di capirne la consistenza credo di aver sbriciolato metri di campi arati.
La Beba, disegno di Maurizio Armellin, marchio dell'Associazione Piccolo Collio

Una breve visita in cantina dove troviamo, tra bottiglie e barriques, gradevolmente allestita, con disegni dai colori accesi e dal tratto identificabile al pari di una firma, una mostra di Maurizio Armellin eclettico artista veneto, poi goliardicamente seduti attorno ad un tavolo condiviso da turisti in cerca di souvenir gastronomici, iniziamo la nostra degustazione.
Degustazione presso la cantina di Edi Keber

Non vi parlerò dei vini, troppo pretenzioso per le mie scarse capacità ma di ciò che mi ha colpito: l’etichetta, sobria ed incisiva e la gamma dei vini, limitata ma costante. La variabile sono le annate pertanto la degustazione si è protratta per un tempo tale da decretare lo stordimento dei miei sensi già al secondo assaggio. La forma di Montasio, posta al centro del tavolo, a disposizione per ripristinare le membra, è apparsa ai miei occhi come una boa in mare aperto.
La visita alla seconda cantina della giornata ci attendeva e con gli occhi lucidi ma non colmi di lacrime lasciamo Edi e Kristian nel mezzo dei preparativi per una cena in cantina con ospiti destinati a vivere ciò che noi stavamo lasciando.
Robert ci accompagna a Gradis'ciutta, la sua cantina, dove un’altra fila interminabile di bottiglie dal nettare prelibato ci aspettano silenziose e volenterose di farsi scoprire.
Vigneti della Cantina Gradis'ciutta a Giasbana

Robert Princic è anch’egli un giovane viticultore, figlio di generazioni di viticultori che hanno condiviso la storia del luogo dai confini più mobili d’Italia. Solo nel 1997 inizia la sua via preferenziale nel mondo del vino con la conferma delle sue capacità imprenditoriali ed enologiche nell’azienda di famiglia.
Il vino come espressione di una terra. Questo potrebbe essere il motto di Robert, gentile ed elegante vignaiolo del secondo millennio.
Non mi smentirò e non parlerò dei vini ma della cantina. Una struttura terminata nella sua completezza nel 2009, raffinata e funzionale dagli spazi adeguati, pratici e razionali. Accogliente la sala degustazione stracolma di calici in attesa di curiosi assaggiatori dei prelibati prodotti della vasta gamma offerta.
Ora basta vino, il Festival in paese mi attende.
Degustazione alla Cantina Gradis'ciutta

Il clima al tramonto è inaspettatamente audace ma desiderosi di conoscere e alquanto impiccioni ci dirigiamo verso la piazza dove è allestito un tendone ed una griglia per una cena fugace. Assaggiamo il pasto tipico: cevapcici. Dopo aver impiegato oltre venti minuti per imparare a pronunciare questa parola in modo tale da ripeterla senza farmi deridere dall’addetto alla cassa, procedo ed ottengo a consegna del mio obolo un piatto con alcuni salcicciotti non molto spessi e lunghi meno di dieci centimetri. Ho pensato fossero l’equivalente della nostra salsiccia alla griglia e addento affamata e soddisfatta. Piccanti, piccanti, molto piccanti e alquanto saporiti. Ho capito che non sono salsicce e cerco conforto nei miei vicini di tavolo. Carne macinata, cipolla tritata e paprika a scelta. Evidentemente quella sera lo chef aveva scelto di eliminare quanti più turisti possibili.
Adesso però non mi ferma più nessuno, sento persino caldo.
Entriamo nel giardino dove è allestito il palco, ci sediamo e assistiamo alla seconda parte della serata. Il Festival è nel vivo della massima partecipazione. Applausi e incitamenti ci appassionano. Sul palco, ben allestito e simpaticamente dipinto, vediamo salire gruppi di quattro o cinque elementi dotati di tromba, fisarmonica, contrabbasso, chitarra, clarinetto e vestiti con abiti tradizionali sloveni che si esibiscono in canti popolari. Non capisco per sbaglio nemmeno una parola ma mi rendo conto del talento e della complessità vocale e musicale di quello che presentano. Se non fosse per il clima rigido e ventoso direi che ho trascorso una deliziosa serata italo-slovena integrata al pari di un qualunque partecipante.
Il mattino seguente salutiamo i nostri amici di San Floriano per raggiungere l’ambita meta culinaria che sognavamo di ripetere da quando cinque anni fa, di passaggio da Cormons, casualmente ne fummo rapiti.
La Subida dalla famiglia Sirk non è solo un ristorante è il sunto della filosofia culinaria del Collio.
Accogliente, familiare, bucolico quanto basta e raffinato, insomma indimenticabile quanto il prosciutto di Osvaldo.
Prima di sederci a pranzo cediamo alla tentazione di noleggiare le vespe gialle a disposizione dei turisti che vogliono godersi il panorama guidando nel sali-scendi delle colline circostanti.
Gita in Vespa sulle colline di Cormons

Con il vento tra i capelli e l’odore di erbe di campo appena tagliate che ti avvolge hai la sensazione di poterti fermare in questo luogo per tentare di carpirne l’essenza ma ben presto il brontolio dello stomaco ormai vuoto da ore richiama la nostra attenzione e il profumo che fuoriesce dalla cucina della Subida ha fatto il resto.
Ci sediamo al tavolo verso le 13 e 40 e ci rialziamo alle 16. Nel frattempo abbiamo assaporato con compiacimento ogni piatto ci venisse presentato, appagando i sensi oltre ogni aspettativa. Il contesto ci ha altresì sequestrato per un tempo inopinato.
La nostra gita termina qui e traboccanti di benessere genuino e con l’auto piena di vino, rientriamo prosperi e gioiosi.

Info:
Azienda Agricola Gradis'ciutta di Robert Princic - www.gradisciutta.com
Azienda Agricola Edi Keber - Cormons (GO)
Enoteca Trattoria Luka - www.trattorialuka.it
La Subida di Josko e Loredana Sirk - www.lasubida.it


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