Io adoro cucinare. Quando posso lasciarmi travolgere dall’oblio dei fornelli, sono estasiata.
Le nuove ricette sono per me come una sfida olimpica.
Quella mattina mi alzai con il desiderio di cucinare, ancora una volta, il mio piatto preferito, l’apice del mio talento, il sunto del mio sapere culinario: il risotto con Sagrantino e gorgonzola.
Ancora prima di aprire gli occhi mi pregustavo il sapore piccante, leggermente acidulo del delizioso cibo, completamente a fuoco, quasi reale e fumante nel mio immaginario.
Non potevo e non volevo resistere. Mi alzai delusa quando mi resi conto che erano solo le sette e mi aspettava una tazza di latte e caffè, una fetta biscottata con burro e marmellata di more e nient’altro.
Non dovevo perdere tempo.
Controllai nel frigorifero se avevo gli ingredienti. Il gorgonzola c’è, perdipiù freschissimo. L’ho comprato da Antonio al mercato del venerdì. E’ il migliore in circolazione. Lo scalogno, l’olio, il brodo vegetale e il riso carnaroli, sempre presenti nella dispensa. E il Sagrantino?
“Oh Santo Cielo! Non ho il Sagrantino! Nemmeno una bottiglia. Non è possibile. Come faccio a non avere il Sagrantino. E adesso cosa mi invento? Niente può sostituirlo. Mi serve assolutamente una bottiglia di Sagrantino.”
Mi vesto talmente in fretta che non ricordo assolutamente di aver indossato né i calzini né tantomeno le scarpe. Credo proprio di essere uscita in ciabatte. Così conciata arrivo fino al supermercato all’angolo.
Troppo piccolo, troppo mal fornito per un vino così pregiato.
Il commesso mi dice: “Signora, se le serve per il risotto, un buon Chianti andrà benissimo.”
“Sta scherzando? Non posso fare un risotto al Sagrantino con un Chianti. Lo capisce, vero?”
No. Non lo capiva affatto. Mi guardò malissimo. Nemmeno avessi detto un’eresia abnorme.
Presentarmi in ciabatte non aiutò la mia posizione.
Corsi fuori e mi precipitai galoppando come una ricercata in fuga, in fondo alla via dove sapevo esserci una piccola enoteca ben fornita.
Credo che alla vista di me, vestita o meglio coperta di cose simili ad abiti che non avevano affatto l’aspetto di abiti, il proprietario ebbe un fremito di terrore pensando che volessi rapinarlo.
In realtà molto cortesemente mi chiese: “Scusi Signora, posso aiutarla?”
“Sì, grazie. Sto cercando una bottiglia di buon Sagrantino.”
Nel frattempo mi guardavo intorno, infilandomi furtivamente con lo sguardo dentro ogni piccola fessura dei numerosi scaffali che ricoprivano tutte le pareti del negozio, stracolmi di vino.
Niente. Non c’era. Difatti: “No, mi dispiace. Non ce l’hanno consegnato. Abbiamo venduto l’ultima bottiglia un’ora fa.”
“Come un’ora fa? Sono appena le nove.” Ero furibonda.
“Sì, ha ragione. E’ abbastanza insolito ma appena aperto c’era una ragazza che attendeva ansiosa alla porta e ha acquistato velocemente la prima bottiglia che le è capitata in mano.”
Non volevo crederci.
“E lei ha venduto una bottiglia di Sagrantino alla prima incompetente che si è precipitata in enoteca sbagliando strada per un cappuccino?”
A questo punto credo che il proprietario, tale Ettore, fu certo che io non ero completamente sana di mente. Ovviamente, solo perché era inconsapevole del mio irrefrenabile desiderio di cucinare esattamente quel piatto, di cui il Sagrantino era artefice e protagonista o forse, più semplicemente perché sembravo, anzi ero, letteralmente impazzita.
Ritornai a casa. Triste. Molto triste.
Aprii la porta e cominciai a guardarmi intorno sperando di aver tralasciato qualche angolo della casa dove magari, nel frattempo, si fosse materializzata una bottiglia di Sagrantino. Nel bagno, sotto al letto, sopra l’armadio. Può apparire alquanto curioso ma la mia dimora è più simile ad un cimitero ai caduti che ad una casa vera e propria. Qua e là sono sparse bottiglie vuote legate a ricordi indelebili e dalla quale non voglio separarmi. A volte tra decine di bottiglie vuote ne scopro una ancora piena, sopravvissuta a qualche festa o cena tra amici. La sopresa è sempre molto piacevole anche se alla fine, dopo poco dal ritrovamento, ritorna mesta tra i precedenti deceduti.
Non avevo proprio più alcuna speranza.
Andai in cucina. Ricontrollai tutti gli ingredienti. Li preparai vicino ai fornelli e rassegnata presi dalla cantinetta una bottiglia di Chianti Riserva.
Squillò il telefono. Risposi sconsolata.
“Pronto.”
“Ciao Marta, sono io. Gemma. Non mi riconosci?”
Gemma è mia cugina. E’ una stylist. Non so bene cosa faccia ma spesso capita a Firenze per lavoro e se coincide con i suoi orari o meglio con il suo timing, viene a salutarmi.
“Ciao Gemma. Sei a Firenze?”
“Sì. Sono qui per un casting. Sono arrivata questa mattina e riparto domani. Ti andrebbe una cenetta insieme?”
“Perché no. Ti aspetto da me alle otto. Ti faccio un risottino.”
“Perfetto. In verità ci contavo proprio. I tuoi risotti sono grandiosi. Allora ci vediamo dopo. Ciao.”
“Sì ciao, ti aspetto.”
Tanto Gemma di vino non ci capisce nulla per cui il Chianti Riserva andrà benone.
Trascorsi il resto della giornata al laboratorio dove, insieme ad alcuni colleghi stiamo restaurando delle opere del Vasari.
Non facevo altro che pensare a quella stordita che ha comprato l’ultima bottiglia di Sagrantino in enoteca. Perdipiù, senza nemmeno sapere cosa fosse. Perché proprio quella? Non poteva comprare quella a fianco, o quella sopra? No. Proprio quella. Dimmi te. Magari questa sera mangerà pesce e dimmi cosa c’entra il Sagrantino? Un delitto avrebbe fatto meno scalpore nei miei pensieri.
Tornata a casa mi misi subito al lavoro. Ero leggermente in ritardo ma Gemma non è mai stata puntuale pertanto mi rilassai e cominciai a scaldare il brodo vegetale mentre sul fornello a fianco mezzo scalogno imbruniva con un filo di olio.
Dopo poco gettai il riso carnaroli e versai lentamente due mestoli di caldo e saporito liquido odoroso. Mescolavo e pensavo. Pensavo e mescolavo.
“Che sfortuna! Bastava che arrivassi in enoteca cinque minuti prima e la bottiglia di Sagrantino era mia non di quella impertinente ruba etichette a tradimento.”
Non riuscivo proprio ad accettare la sconfitta. Uccidere così un risotto al gorgonzola e Sagrantino. “Gorgonzola uccide Sagrantino, sostituito a tradimento da un Chianti Riserva”.
Stappai il Chianti Riserva e lo assaggiai per accertarmi che quanto meno non avesse sentore di tappo. Stavo sconsolatamente per versarlo nella pentola quando suonò il campanello. Era di sicuro Gemma. Posai la bottiglia e mi precipitai alla porta.
“Ciao Gemma. Sei bellissima. Come stai? Vieni in cucina, devo mescolare il risotto.”
“Ciao Marta. Sto benissimo. Che profumino.”
Gemma segue Marta in cucina raccontandole tutti i particolari della sua emozionante giornata a Firenze.
Nel frattempo Gemma riprende le sue operazioni culinarie. Prende in mano la bottiglia di Chianti Riserva e l’avvicina alla pentola per versarlo.
“Approposito Marta. Ho un piccolo pensierino per te. Questa mattina appena arrivata a Firenze, sono passata con il taxi sotto casa tua. Ricordavo ci fosse non lontano una spettacolare enoteca. Mi sono fermata trenta secondi. Apriva proprio in quel momento. Sono entrata come una furia. Tu sai che io non ci capisco proprio niente di vino quindi, ho preso la prima bottiglia che mi è capitata in mano. In verità l’etichetta ha richiamato la mia attenzione. I colori forse oppure ..”
Marta apre con fare animalesco il sacchetto marrone che avvolgeva la bottiglia. Non riesce a credere che la stordita in cerca del cappuccino fosse proprio Gemma.
“Oh sì. La stordita sei proprio tu. Il mio Sagrantino. Grazie Gemma tu non sai quanto l’ho cercato.”
Gemma non capiva l’entusiasmo esagerato di Marta ma del resto che importava.
Marta alzò felicemente la bottiglia e l’abbracciò. La posò per stapparla, guardò l’etichetta.
Effettivamente i colori erano imbarazzanti ma niente a confronto del soggetto che era rappresentato: un cane che faceva la pipì.
Marta guardò Gemma e scoppiarono in una fragoroso risata.
Il Sagrantino entrò da protagonista nella pentola del risotto e si amalgamò poco dopo con l’amico antagonista, gorgonzola. Il risultato fu commovente e finalmente assaporarono il gusto piccante leggermente acidulo che dal mattino le annebbiava la vista ed i pensieri.
Una cena perfetta. Al termine la bottiglia occupò un posto privilegiato nel personale cimitero ai caduti di Marta. Con tanto di dedica: “Cena con Gemma, dal cappuccino al sagrantino, stordita e lungimirante apprendista esperta.”
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