GIORNO 4: #hounafigliaToscana.
Io, bolognese, mio marito, bergamasco. Allegra nasce a Foligno in Umbria e dopo 6 mesi circa ci trasferiamo in Toscana. Sono passati 15 anni e posso senza ombra di dubbio affermare che mia figlia è Toscana. Riprendendo il discorso del GIORNO 1 ovvero che gli estranei alla fine non esistono, posso solo dire...menomale perché diversamente ne avrei uno, spalmato in casa.
A volte parla e nemmeno la capisco, le devo correre dietro per raccogliere le lettere che perde in casa. Le recupero gliele rilancio, a volte va bene e le riusa a volte va male e se le rimangia così non le perde più. Poi usa termini come, ganzo (come avete visto se mi seguite su Facebook), lapis o lapisse, strasciconi, ma icchè, ciuo, abbozzala mamma, vienvia dai e potrei riempire la pagina.
Intuitivamente si può comprendere ma se al fatto che dimentica le lettere a zompetto e utilizza vocaboli bucolici anche se corretti (questa è per l'Accademia della Crusca), aggiungiamo la condizioni incomprensibile di chi parla alla velocità superluminale...ma chi la capisce?
Fortunatamente scrive in italiano :)
Mi consola sapere che la nostra condizione non è esclusiva. In queste colline esistono più persone trasferitesi per lavoro o semplicemente per amore del posto che abitanti geneticamente puri di zona. Mamma tedesca, padre inglese, figlio Toscano, Padre Americano, mamma cinese, figlia Toscana, e via così.
A volte quando noi tre, figli dell'Italia, casualmente mescolati ad arte, ci ritroviamo a cena, sembra di essere all'Expo 2015: ognuno parla la propria lingua. Poi, capita che i nostri occhi si incrocino e non può che scoppiare una fragorosa risata. Perlomeno quella è uguale in tutte le lingue. Vero?
Commenti
Posta un commento