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L'ESTATE DELLA CONSAPEVOLEZZA: ancora 47 giorni di rinnovate conferme


GIORNO 14: #losgomentodell'impotenza

26 settembre 1997 ore 2.33. Foligno. #Terremoto: scossa 5.8.
E' notte, dormo nel mio letto. All'epoca abitavo a Foligno alle porte del centro storico nell'unico grattacielo della città. Sette piani. Abitavo al settimo, con uno splendido terrazzo con vista panoramica sulle colline circostanti.
Dormo di un sonno profondo e il mio cane, Pongo, un dalmata color bianco e marrone scuro, dorme sul tappeto in fondo al letto, come sempre. Dicono che i cani sentono in anticipo questi eventi ma vi garantisco che Pongo dorme dello stesso sonno profondo di cui sopra. D'improvviso un boato fortissimo e la netta sensazione che qualcuno stia tentando di buttarmi giù dal letto con tenaci spintoni. Mi sveglio ma non capisco cosa stia succedendo. Non riesco a stare in piedi. Al settimo piano è come la punta di una sciabola. Cadono bicchieri, tazzine e i piatti suonano una musica folle dentro i mobili. Pongo mi guarda, io mi butto a terra ma non so cosa fare. In questi casi dicono di mettersi sotto a un tavolo e non scendere assolutamente per le scale. Sì, se non stai al settimo piano forse. Beh apro la porta, Pongo corre davanti a me e io mi precipito giù per le scale più veloce che posso. Non sono l'unica folle. Anche i miei vicini e quelli del piano di sotto, corrono con lo stesso pensiero. Un tavolo che cade dall'alto con te sotto non credo sia la soluzione. Arrivo in fondo, esco sulla strada, sono in pigiama ma non importa. Prendo fiato e mi accorgo che in strada ci sono tutti i folignati, esattamente come il sabato pomeriggio al corso. Gente stravolta, che urla, piange, si cerca. Il cuore mi batte fortissimo e sto ancora tremando. Decido di non tornare in casa e rimango in macchina tutta la notte, con Pongo. Niente smartphone, niente App per aggiornarsi su quanto sia successo. Solo un passaparola tra persone impaurite e impotenti.
La mattina dopo sembra essere tutto finito. Decido di salire in casa per fare una doccia, prendere un caffè, chiamare parenti e amici e andare al lavoro. Non ho assolutamente inteso l'entità di quanto accaduto. Niente Sky Tg24. Pongo mi segue ovunque vada, in cucina, in camera, in bagno. Mi guarda e si siede vicino con occhi intensi. Lo vedo agitato. Si alza, si siede, corre in sala, torna indietro, si lamenta e io cerco di tranquillizzarlo, di accarezzarlo. Mi sembra spaventato. Credo che volesse solo avvisarmi.
Ore 11,42: scossa 6.1. Di nuovo un fortissimo boato. Il pavimento si sposta. Di nuovo non riesco a stare in piedi, tutto trema pesantemente, cadono cose, saltano gli allarmi, sento urla e io piango. Sono al settimo piano e non so cosa fare. Al luna park ho sempre odiato due giostre in particolare: il tagadà e la nave dei pirati. Il mio incubo si è materializzato e raddoppiato. Voglio morire al pian terreno, pensavo e mi precipito, con cane al seguito, nuovamente giù per le scale. Lo scenario è di gran lunga peggiore rispetto alla scossa precedente. Cadono cornicioni, muretti, case, terrazzi e da quel momento ricordo giorni e giorni di scosse più o meno forti. Ansia, paura al minimo sussulto, stanchezza e incertezza ma soprattutto la consapevolezza dell'impotenza.
Non ci posso fare niente. Anche se possiedo un televisore da 60 pollici, un cellulare supertecnologico suscettibile alle onde magnetiche, un iPad collegato con App della Nasa ma la mia casa è stata costruita senza criteri antisismici aggiornati, allora non possiedo niente e se la terra decide che quella è l'ora esatta per tremare, io sono e resto impotente, fango nelle mani di un costruttore corrotto e senza scrupoli.

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