GIORNO 9: #linguaggiouniversale
Ieri sera sono uscita a cena con mio marito in un ristorante nel Chianti con una splendida vista sui vigneti del Tignanello ma non è di questo che voglio parlarvi ma del fatto che nei tavoli vicino c'erano alcuni bambini, figli di turisti stranieri. Età diverse, nazionalità diverse, usanze diverse, seduti insieme per terra, grandi e piccoli che comunicavano cantando e gesticolando: La la la la la la. Alla fine della cena si sono salutati sorridendo.
Qualche anno fa, andammo in Francia a Bordeaux, Allegra aveva 5 anni e mentre pranzavamo in un bistrot di Lynch Bages, lei giocava con altri bambini. Ci sembrava che stessero parlando per organizzare un gioco. Hanno giocato tutto il tempo divertendosi. Al termine del pranzo i genitori di questi bambini sono venuti verso di noi dicendoci in francese: salve noi veniamo dal Belgio, voi da dove venite perché dall'accento di vostra figlia ci sembra Parigi ma non capiamo quale rione.
Io e Tiziano ci guardiamo stupiti e rispondiamo che siamo Italiani. Loro non ci volevano credere. Come italiani, con una figlia francese. In pratica Allegra, assimilando il suono del francese parlato dai bambini ne ha creato un suo linguaggio, molto simile al parigino, con il quale comunicava con loro.
Non posso non domandarmi come sarebbe il tavolo del Risiko se attorno vi fossero tutti bambini che si inventano un'unico linguaggio pur di comunicare per inventare un nuovo gioco.
Questa mi sembra più una consapevolezza che troppa consapevolezza non sempre giova:)
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